C’è anche un tempo per ridere

Siamo ancora immersi nei giorni di Carnevale con coriandoli, stelle filanti e mascherine, chiacchere e dolciumi vari… Il Carnevale si presenta come una ricorrenza dove regna l’allegria e il desiderio di svago. La tradizione del Carnevale ha solide radici nei paesi di tradizione cattolica, in quanto inserite nel dinamismo della vita che prevede come caratteristica quella della gioia e del saper porre l’attenzione a tutti gli aspetti dell’esistenza. Da sempre, anche nell’antichità, l’uomo ha cercato momenti nei quali vivere una “rinascita”. Il caos che certi festeggiamenti portano con sé sono il rimando ad un ordine nuovo che si vuole poi costituire. Per esemplificare si può usare il termine: “Per mettere ordine ci vuole il disordine”. Infatti il Carnevale vuole significare non il vuoto divertimento ma dal punto di vista storico e religioso rappresenta un periodo di festa e di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovo o rinnovato e garantito per un ciclo valido fino all’inizio del carnevale seguente. Il ciclo preso in considerazione è, in pratica, quello dell’anno solare. Interessante è una riflessione sul Carnevale fatta dal papa emerito Benedetto XVI che qui di seguito propongo. «In merito al Carnevale non siamo forse un po’ schizofrenici? Da una parte diciamo molto volentieri che il carnevale ha diritto di cittadinanza proprio in terra cattolica, dall’altra poi evitiamo di considerarlo spiritualmente e teologicamente. Fa dunque parte di quelle cose che cristianamente non si possono accettare, ma che umanamente non si possono impedire? Allora sarebbe lecito chiedersi: in che senso il cristianesimo è veramente umano?».«L’origine del carnevale», spiega Benedetto XVI, «è senza dubbio pagana: culto della fecondità ed evocazione di spiriti vanno insieme. La chiesa dovette insorgere contro questa idea e parlare di esorcismo che scaccia i demoni i quali rendono gli uomini violenti e infelici. Ma dopo l’esorcismo emerse qualcosa di nuovo, completamente inaspettato, una serenità demonizzata: il Carnevale fu messo in relazione con il mercoledì delle ceneri, come tempo di allegria prima del tempo della penitenza, come tempo di una serena autoironia che dice allegramente la verità che può essere molto strettamente congiunta con quella del predicatore della penitenza. In tal modo il carnevale, una volta sdemonizzato, nella linea del predicatore veterotestamentario può insegnarci: “C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere…” (Qo 3,4)».
Per questo, nota il Papa emerito, «anche per il cristiano non è sempre allo stesso modo tempo di penitenza. C’è anche un tempo per ridere. L’esorcismo cristiano ha distrutto le maschere demoniache, facendo scoppiare un riso schietto e aperto. Sappiamo tutti quanto il carnevale sia oggi non raramente lontano da questo clima e in qualche misura sia diventato un affare che sfrutta la tentabilità dell’uomo. Regista è mammona e i suoi alleati. Per questo noi cristiani non lottiamo contro, ma a favore dell’allegria. La lotta contro i demoni e il rallegrarsi con chi è lieto sono strettamente uniti: il cristiano non deve essere schizofrenico, perché la fede cristiana è veramente umana».