Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio

Nei giorni della settimana di esercizi spirituali si è meditato e pregato sulla seconda lettera a Timoteo. Con il suo linguaggio chiaro preciso Paolo ha proposto diverse suggestioni sulle verità di fede che hanno offerto ampi e profondi spunti di riflessione. “Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio” (2Tm 1,6): con questa bella espressione l’Apostolo delle genti ricorda al suo figlio spirituale Timoteo che il dono della fede che ci è stato fatto da Dio va continuamente ravvivato. L’immagine del ravvivare ci può far venire in mente il fuoco del camino che necessita di essere ravvivato per essere sempre vivo, illuminante e scaldante. Il muovere la legna, l’aggiungere nuovi pezzi permettono al fuoco di essere vivo, di non spegnersi. Allo stesso modo vale per la nostra fede: se essa non è ravvivata, smossa e sostenuta, va poco a poco a smorzarsi. Succede proprio come il fuoco del camino, lo si lascia spegnere poco alla volta e quasi non ci si accorge e poi ad un certo punto non c’è più. Solo che dopo fa freddo. Il freddo di una fede che non dice più niente porta all’oblio e alla dimenticanza di Dio che si manifesta nella mancanza o nella superficialità della preghiera e dall’allontanamento dalla S. Messa e dalla vita sacramentale. E’ bello e utile allora vedere questa immagine del ravvivare il fuoco, un fuoco che vivo e caldo sa dare non solo conforto ma anche certezza e gioia. La fede in Cristo non è un optional ma è una “roccia” sulla quale costruire la nostra “casa”, la nostra vita. Ravvivare il dono della fede trova un suo momento favorevole proprio nel tempo quaresimale, ma è comunque sottolineato in tutto l’Anno Liturgico. Abbiano ora davanti i giorni che fra non molto ci condurranno a celebrare e a rendere vivo per noi l’Avvenimento centrale della Risurrezione di Cristo a Pasqua. E’ possibile ravviare la nostra fede onde evitare come dice San Paolo, sempre nella seconda lettera a Timoteo, di essere: “gente che ha una religiosità solo apparente, ma ne disprezza la forza interiore” (2 Tm 3,5). Una religiosità apparente è ciò che rischiano di vivere coloro che fanno della religione solo una questione di convenienza o di utilità per qualche aspetto, senza lasciarsi provocare dall’incontro con la Persona di Cristo, presente nella Parola, nei Sacramenti e nel volto di coloro che lo testimoniano. Dio che è Padre misericordioso attende sempre i suoi figli che fanno ritorno a Lui e che credono in Lui, per tenere ravvivato il dono della fede.   don Luca