Trinità, il mistero nella croce e nell’Eucarestia

Il santuario di Ghiffa rientra a pieno titolo nella lista dei Sacri Monti. L’affresco è parte integrante di un dittico che include, nella zona superiore, una scena di Crocefissione. Per dire, e ribadire, che solo attraverso il sacrificio di Cristo, che offre dalla Croce il Suo corpo e il Suo sangue, è possibile fare esperienza del mistero eucaristico  attraverso il quale si rivela, al mondo intero, l’altrettanto profondo mistero di Dio –Trinità.

Anonimo, La Santissima Trinità, Ghiffa (VB),  Santuario della Santissima Trinità

“La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.” 2 Cor. 13,13

Il santuario di Ghiffa rientra a pieno titolo nella lista dei Sacri Monti dell’arco alpino occidentale riconosciuti dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”.  Della chiesa, sorta con molta probabilità sulle vestigia di un oratorio romanico medievale, risalente al XII-XIII secolo, parla per la prima volta il documento stilato nel 1591 in occasione della visita pastorale dell’allora vescovo di Novara: attorno a essa, tra Sei e Settecento, si svilupparono le odierne tre cappelle – rispettivamente dedicate all’Incoronazione della Vergine, a San Giovanni Battista e ad Abramo – e il portico della via Crucis.

Tutto il complesso monumentale è, da sempre, intitolato al dogma trinitario, fondamento primario della dottrina e della fede cattolica. E ai Trinitari, ordine mendicante che persegue la vocazione di diffondere il culto della Santissima Trinità quale fonte inesauribile di carità, era in origine affidato.

La chiesa fu, nei secoli, ampliata per accogliere il crescente numero di pellegrini che qui accorrevano per venerare un’immagine di Dio, trino e uno, cui erano riconosciuti poteri taumaturgici. In seguito ai diversi interventi architettonici, l’affresco cinquecentesco, opera di autore anonimo, si può ora ammirare sull’altare della prima cappella a destra.

Il tema si sviluppa attraverso la ripetizione di tre figure, uguali e distinte, di Cristo – immagine del Dio invisibile, diceva san Paolo – che recupera un’iconografia ampiamente diffusa già nel XIII secolo, affondando, a sua volta, le radici nella raffigurazione della visita dei tre misteriosi ospiti ad Abramo presso le querce di Mamre. L’episodio veterotestamentario, interpretato quale manifestazione trinitaria, è plasticamente, e, dal punto di vista artistico, ingenuamente ribadito nelle sculture della cappella devozionale immersa nel bosco di Ghiffa.

Le tre figure cristomorfe siedono davanti a una mensa su cui si allineano altrettanti calici sormontati da relative patene, sottolineando lo stretto legame tra mistero trinitario ed Eucarestia. Le tre Persone hanno un aspetto giovanile, conferitogli dai lunghi capelli e dalla barba poco folta: con la mano destra benedicono, stringendo, con la sinistra, il globo terrestre, simbolo dell’universale potere salvifico della Trinità. Così facendo inaugurano un modello iconografico destinato a diffondersi ampiamente nei territori limitrofi, quale strumento di lotta contro l’allora dilagante eresia.

L’affresco è parte integrante di un dittico che include, nella zona superiore, una scena di Crocefissione. Per dire, e ribadire, che solo attraverso il sacrificio di Cristo, che offre dalla Croce il Suo corpo e il Suo sangue, è possibile fare esperienza del mistero eucaristico  attraverso il quale si rivela, al mondo intero, l’altrettanto profondo mistero di Dio –Trinità.

 

articolo di M. Del Castillo tratto dal sito www.lanuovabq.it