Una generazione di orfani

Guardando alla sempre più diversificata realtà dei ragazzi e dei giovani mi sembra di poter cogliere in alcuni casi una generazione di orfani. A vedere bene la maggior parte di essi ha il papà e la mamma (magari non più insieme) ma sembra che molti di questi ragazzi siano orfani. Questo perché? Perché manca per alcuni di loro la figura del “genitore”. Dove per genitore non si intende solo chi mette al mondo ma anche chi “genera” alla vita attraverso un atto educativo che contempli tutte le dimensioni della persona, che sono quelle fisiche, cognitive e spirituali. Invece mi sembra di leggere segnali che sono preoccupanti. Ci sono genitori che dicono di essere per il proprio figlio un amico o un’amica. Povero ragazzo, si trova magari con uno/due amici in più (non certo coetanei) ma privo dei genitori, di quegli adulti che più di tutti gli dovrebbero voler bene. Un ragazzo così cresce senza un vero riferimento educativo, senza una doverosa parte alla quale guardare (a volte anche per contestare, ma soprattutto per essere veramente voluto bene). Di amici se possono trovare tanti, si possono scegliere, ma i genitori sono solo quei due, magari non perfetti, ma sono loro. Questo atteggiamento degli adulti trova la radice nel fatto che oggi non si accetta di crescere, di invecchiare. Si va ad esaltare il modello della giovinezza “in tutte le stagioni”. Facendo così non si vuol mai diventare grandi veramente, si resta adolescenti anche a quaranta/cinquanta anni. Si vivono poi anche nella “terza età” (che oggi è molto ampia) atteggiamenti che a volte sforano nel patetico, cercando di essere a tutti i costi “sempreverdi”. Genitori che poi non educano i figli al sacrificio, volendo spianare loro la strada da ogni fatica. Ecco perché davanti alle situazioni di impegno che al figlio vengono chieste, che sono parte importante della loro formazione umana e cristiana, ci si rivela attori di ridicoli teatrini. Atteggiamenti che vedono sempre più i genitori ergersi a difesa dei figli quando ad esempio ricevono dall’insegnante una nota (poverino, ce l’hanno con te!) oppure quando hanno da studiare per una verifica (ma un ragazzo non va a scuola anche per quello…?). Genitori che tranquillamente davanti alla vita di fede dicono che se il figlio se la sente va, sennò fa quello che gli pare (?). Questo porta alla drammatica disaffezione verso la formazione cristiana, che viene sopportata in vista dei Sacramenti e poi da molti disattesa appena ricevuti questi. Ciò conduce alla diradazione della partecipazione alla Messa (deve dormire poverino, o deve fare i compiti), impedendo al bambino/ragazzo una concreta vita di fede. La situazione è questa, non bella, ma non serve restare con le mani in mano.    don Luca