Chiesa di San Martino a Pianello, lapidi interne ed esterne

Le parrocchie sono sempre sopravvissute anche grazie alle donazioni di benefattori, anonimi e nascosti i più, o palesi in altri casi. Questi ultimi avevano la volontà di lasciare testimonianze delle loro elargizioni, attraverso documentazioni scritte nei registri parrocchiali o su lapidi leggibili ancora oggi.

All’interno della chiesa parrocchiale di S. Martino di Pianello sono state murate, nel corso dei secoli, almeno sei lapidi, mentre all’esterno se ne conserva una quindicina, di cui un paio ormai illeggibili, sia funerarie che a memoria di persone appartenenti a importanti famiglie del paese.

Un Lena Giovanni del fu Domenico, emigrato a Genova, é nominato nella antica lapide interna marmorea, posta nel 1624 sul pilastro sinistro del presbiterio, sotto la grande figura affrescata di san Pietro. Il pianellese ha legato (rogito notaio Giulio Scanagatta di Dongo del 10 settembre 1620) un censo di 32 lire e mezzo sul capitolo di lire 1200 per la celebrazione di due uffici da morto di 7 messe ciascuno, uno il giorno di sant’Agata e l’altro in quello di santa Barbara, cara ai nostri “calderari” lontani che la invocavano contro la morte improvvisa e che la consideravano patrona di chi ha rapporto con fuoco e armi.

Sempre legata all’emigrazione nella città ligure é la grande pietra posta a sinistra, nella controfacciata a monte, in cui la Compagnia di san Martino intitolata al SS. Rosario di Pianello (o dei Genovesi come era chiamata in paese) sancisce l’obbligo dei Confratelli Genovesi di accompagnare perpetuamente con dodici torchie non solo il Santo Viatico, ma soprattutto le solenni processioni. L’atto notarile del 19 novembre 1770 é stato rogato dal notaio Giorgio Manzi di Musso.

Ancora riferita a un emigrato, in questo caso a Milano, é l’altra lastra interna murata sulla controfacciata destra nord , datata 1609 , quindi la piu’ antica. Giovan Pietro Barovelli, oste a Porta Orientale, si ricorda del paese nativo e assegna beni e crediti ai Poveri di Cristo e alla chiesa di san Martino per l’insegnamento della fede cristiana e per la celebrazione di una messa quotidiana all’altare del Santo Rosario, affinché i poveri intercedano per lui grazia e misericordia. Insomma, chi si allontanava dal paese per cercare di migliorare la sua situazione economica non mancava di pensare ai cari luoghi nativi e a chi era stato meno fortunato.

Le rimanenti tre lapidi interne sono recenti: in quella sul pilastro destro del presbiterio la popolazione e il suo clero ringraziano e chiedono benedizioni per la benemerita famiglia Rocca fu Mosé allontanatasi da Pianello per lavoro, ma ancora radicata al paese natio. Questi parrocchiani devoti avevano fatto eseguire negli anni cinquanta del 1900 molte opere di restauro quali la pavimentazione, l’illuminazione e il riscaldamento, la Via Crucis in legno di tiglio della Val Gardena e offerto un nuovo asilo per i piccoli pianellesi.

Infine nella cappella laterale destra, dedicata all’ex parroco San Luigi Guanella, una piccola lapide ricorda, nel centenario della morte di un altro ex parroco, don Carlo Coppini, la traslazione delle sue ossa dal cimitero in cui riposavano dopo il brutale assalto che gli ha procurato la morte. Sulla piccola facciata nord due medaglioni sono dedicati alla Beata pianellese Chiara Bosatta e alla partenza della “barchetta“ verso Como con due suore e poche orfanelle.

Molto piu’ numerose sono le lapidi esterne, in buona parte legate all’antica e importante famiglia Perpenti di Camlago e S. Anna, nota oltre che per i suoi numerosi notai anche per le distribuzioni benefiche di pane e vino a favore dei poveri di Cristo del paese e di quelli vicini già dal 1400.

L’epigrafe più antica, ormai quasi illeggibile a causa degli agenti esogeni, accenna alla Compagnia dei Milanesi, primi autori della cappella( forse dell’Oratorio dei Confratelli risalente al 1731).

In un’altra, ancor più rovinata, si riesce a leggere il nome del notaio pianellese Abbondio Perpenti, operante dal 1577 al 1630 in paese oppure quello del suo discendente omonimo che esercitò a Milano dal 1660 al 1702, prima di dimorare per due volte alla Corte Reale di Madrid. Molti altri membri della pianellese famiglia Perpenti emigrarono a Vicenza fino alla metà del Settecento, non prima di aver legato denari da destinare ai Poveri di Cristo del paese sotto forma di pane e vino buono da distribuire sulla porta della chiesa alle calende di maggio e di agosto. Alcuni si dedicarono alla mercatura della seta, del rame e del ferro e all’apertura di officine con maglio e fucine nella città veneta. Dapprincipio i legami con chi era rimasto a Pianello erano stretti, mantenuti vivi anche da altri compaesani emigrati nelle stesse zone, poi si affievolirono sotto il peso delle tasse e dei legati cui erano tenuti i discendenti.

Ricche di riferimenti alla vita pubblica e a quella morale dei coniugi Lena Perpenti, vissuti tra fine Settecento e Ottocento nella villa di S. Anna, sono le grandi lastre dedicate dalla famiglia ai coniugi e a tre dei loro 15 figli.

Del dottor Giovanni Lena Perpenti, magistrato sapiente e probo , giureconsulto, commissario governativo , giudice d’appello , procuratore generale alla corte di giustizia di Como, consigliere del tribunale d’appello in Lombardia, la moglie e i figli ricordano la laboriosità e l’attaccamento alla famiglia oltre alle virtu’ sociali.

Della moglie Candida Medina Coeli, nata a Gordona da importante famiglia di origine spagnola nel 1764, sposatasi a Pianello nel 1788 e morta sempre a Pianello, attuale S. Anna, nella lapide i figli sottolineano l’avvenenza della persona, l’intelligenza acuta che la portò a compiere studi di storia naturale e scienze botaniche, a perfezionare l’arte di filare l’amianto e a scoprire sui monti della Valsassina una nuova campanula che sarà chiamata Campanula Perpentiae. Figlia di medico, vinse il pregiudizio e introdusse per prima nella sua casa e frazione e poi nel comasco l’innesto del vaccino contro il vaiolo.

Ad alcuni membri della sua famiglia, tutti suoi figli, si fa riferimento in tre  lapidi esterne e precisamente al capitano Giuseppe morto nel 1864, all’ingegnere Giosué Antonio ufficiale del genio, professore di matematica e sindaco di Pianello deceduto nel 1863, alla generosa benefattrice e donna di fede Martina scomparsa nel 1890 alla veneranda età di 97 anni.

Sui muri esterni della casa parrocchiale o della stessa chiesa si possono leggere testimonianze lasciate dal sindaco Giuseppe Bernucca per la moglie Maria Bonvini, riferimenti a Francesco Bruni e a Bonvini Ambrogio morto emigrato a Padova.

Grande spazio infine é riservato alla Pia Unione del parroco don Michele Giudici e degli emigrati che nel 1903 hanno contribuito all’acquisto di nuove campane da concerto per il campanile.

La più recente opera realizzata all’esterno che dà sul piazzale della chiesa é il mosaico riferito alla partenza della storica barchetta una sera d’aprile del 1886 che darà inizio all’Opera Guanelliana a Como, in Italia e nel Mondo.

Ora non resta che “ leggere” di persona tutte queste testimonianze.

Germana

Articolo tratto dal numero 13 del notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella”.