L’Oratorio di Cremia dedicato a Papa Benedetto XVI

Domenica 8 ottobre 2017 è stata particolare per la Comunità di Cremia. La festa della Madonna del Rosario è stata impreziosita da due momenti. Il primo durante la solenne Messa del mattino, con la benedizione delle due corone – quella della Madonna e quella del Bambin Gesù – che sono state oggetto di un intervento di pulizia e restauro. Il secondo, nel pomeriggio, dopo la processione con la statua della Madonna, nel quale è stato dedicato l’Oratorio di Cremia al Papa emerito Benedetto XVI. Questo ultimo momento ha voluto manifestare un particolare significato nell’improntare la presenza dell’Oratorio in una Comunità cristiana come luogo di esperienza di fede. Lascio qui sotto l’intervento fatto da don Andrea Straffi che presenta in modo chiaro il cammino che ha portato a questa scelta. E’ bello anche ricordare come questa giornata sia stata anche una festa per l’Oratorio, con i bambini presenti sia alla processione come al successivo momento di festa preparato e animato dalle mamme. Veramente una bella giornata!

don Luca

 

Intervento di don Andrea Straffi al termine della processione della Madonna del Rosario

 

Questa mattina ci siamo fatti accompagnare dalle parole di papa Benedetto XVI, per comprendere la devozione e la preghiera del Rosario. Oggi abbiamo compiuto il gesto significativo della processione, portando Maria in mezzo alle nostre case, che si conclude con un avvenimento significativo e ‘storico’ per la vostra comunità parrocchiale: la dedicazione dell’oratorio di Cremia a papa Benedetto XVI.

Mi sembra giusto affrontare la questione principale: perché un oratorio dedicato proprio a lui? La domanda potrebbe far sorgere persino qualche dubbio.

Il primo è più pratico, terra terra: si può dedicare una struttura ad una persona che è ancora in vita?

Il secondo interrogativo è più sottile e un po’ impudente: val la pena dedicare una struttura per i bambini e i giovani ad una personalità come papa Ratzinger? Non è un personaggio un po’ troppo rigido, intellettuale o poco accattivante per i ragazzi?

Alla prima questione rispondo semplicemente raccontando come sono andati i fatti. La colpa, come sapete, è di don Luca. E’ stato lui a scrivere, alcuni mesi fa, in Vaticano, per chiedere la possibilità di fare questa dedicazione, domandando se e come procedere. Non si aspettava che gli telefonassero per dirgli che il papa era disposto a riceverlo. Io ne ho approfittato e mi sono imbucato, e così ci hanno fissato un appuntamento per accogliere la sua richiesta. Inutile dire che l’incontro è stato per entrambi incredibile, indimenticabile.

Voglio solo richiamare una battuta, una sua risposta, al desiderio che gli ha espresso in quel momento il vostro parroco: “Vorrei dedicare l’oratorio di Cremia, una piccola parrocchia che si trova sul Lago di Como, alla sua persona”. Papa Benedetto ha risposto: “Non ne sono degno”.

Cari fratelli e sorelle, io posso solo dirvi che in quelle sue parole non abbiamo riscontrato il benché minimo segno di ipocrisia o di falsa modestia, ma l’umiltà genuina di un santo.

Sta di fatto che ha acconsentito a benedire il crocifisso che esporremo tra poco: lo ha stretto tra le mani, ne ha apprezzato la fattura e lo ha benedetto a beneficio di tutti noi che siamo qui e di coloro che entreranno in oratorio.

A papa Benedetto hanno già dedicato aule universitarie, premi letterari e teologici e persino un parco. Non so se vi siano già altri oratori e se quindi il vostro sia il primo. Quindi la nostra operazione è legittima e…possibile.

Alla seconda questione rispondo con quanto ha scritto e detto don Luca nella motivazione di questa scelta: “Santità, i nostri giovani oggi hanno bisogno soprattutto di testimoni della fede. E Lei è un grande testimone per tutti”.

Non bisogna nascondere il fatto che papa Benedetto possa sembrare un tipo schivo e riservato. Non ha amato certo la visibilità e poteva sembrare persino impacciato in alcuni atteggiamenti o relazioni. Quando era un ragazzo (lo ha ammesso lui stesso) era anche imbranato nel fare la ginnastica.

Che attrattiva può suscitare un uomo così per i ragazzi? per i ragazzi di oggi, poi?

Mi sembra utile una considerazione, che giro a tutti voi che siete qui oggi:

Chi sono i veri maestri della vita? Chi sono stati i nostri veri maestri?

Solo quelli simpatici, accattivanti, gioviali o chi ci ha richiamati alla verità? I veri educatori sono i testimoni della fede e, da questo punto di vista, papa Benedetto è stato un gigante, sotto molti aspetti.

Cito un solo episodio, che per me è stato emblematico e indimenticabile. In occasione della Veglia per giornata mondiale della gioventù a Madrid nel 2011 il papa ha proposto un momento di adorazione eucaristica. Dopo una giornata torrida quella sera però si è scatenato un temporale violento, che gli ha impedito di pronunciare tutto il discorso. Ma è rimasto lì, impassibile, come tutti i giovani, sotto la pioggia e la forza di quel gesto è rimasto un ricordo indelebile in tutti loro. Al termine ha detto così: “Custodite la fiamma che Dio ha acceso nei vostri cuori in questa notte: fate in modo che non si spenga, anche se vengono più piogge”

Tutti i discorsi che Papa Benedetto ha fatto ai giovani sono splendidi e carichi di umanità. Concludo ricordando oggi, in questa circostanza, un passaggio di ciò che ha detto ai giovani italiani a Loreto nel 2007, additando la Madonna come amica e maestra e facendoci capire in cosa consista la vera educazione, il senso vero di un oratorio:

“Cari giovani, per realizzare la sua Alleanza, Dio ha cercato un cuore giovane e lo ha trovato in Maria, “giovane donna”. Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della Nuova Alleanza.(…) Gesù ha una predilezione per i giovani(…); ne rispetta la libertà, ma non si stanca mai di proporre loro mete più alte per la vita: la novità del Vangelo e la bellezza di una condotta santa. Cari giovani, lasciatevi coinvolgere nella vita nuova che sgorga dall’incontro con Cristo e sarete in grado di essere apostoli della sua pace nelle vostre famiglie, tra i vostri amici, all’interno delle vostre comunità ecclesiali e nei vari ambienti nei quali vivete ed operate. Ma che cosa rende davvero “giovani” in senso evangelico? Questo nostro incontro, che si svolge all’ombra di un Santuario mariano, ci invita a guardare alla Madonna. Ci chiediamo dunque: Come ha vissuto Maria la sua giovinezza? Perché in lei è diventato possibile l’impossibile? Ce lo svela lei stessa nel cantico del Magnificat: Dio “ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,48a). L’umiltà di Maria è ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei.

 [Cari giovani: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere.  Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie “alternative” indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo.]

Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose.

 

Articolo preso dal notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella” n° 5 Ottobre 2017