Pregare Dio per i vivi e i defunti

preghiera-oltre-onlineOgnuna delle opere di misericordia spirituali riguarda un aspetto del vivere umano. È un prendersi cura di specifiche forme della fragilità umana in ordine all’esercizio della libertà e della coscienza. L’ultima delle sette opere di misericordia spirituale, invece, allarga al massimo l’orizzonte: è una sorta di abbraccio misericordioso che raggiunge tutto e tutti, oltre ogni confine dello spazio e del tempo. È la preghiera per i vivi e per i morti. La preghiera sorge dal cuore, ma è espressione dello spirito dell’uomo, cioè nella sua piena apertura a Dio. Essa si identifica con una disposizione interiore permanente, un atteggiamento costante che porta il soggetto a rendere onore a Dio, ad affidarsi totalmente a lui, a guardare tutto in lui, a credere nella sua amorevole provvidenza. La preghiera diventa così l’opera di carità più disarmata e all’apparenza più debole, della cui efficacia non avremo mai un riscontro immediato e forse neppure tangibile. Essa è inoltre l’opera più accessibile, quella che tutti avremo sempre a disposizione, che risulta possibile a tutti in ogni momento. È, infine, l’opera che ci rimane quando sperimentiamo il nostro limite, quando tutto ciò che era nelle nostre possibilità è stato fatto, quando il nostro desiderio di bene a favore del mondo si misura con la nostra debolezza e invoca una potenza amica che sia in grado di superarla. La preghiera di intercessione apre la strada alla grazia del Dio vivente, alla sua misericordia onnipotente. Pregare è indubbiamente uno dei modi in cui meglio si manifesta la nostra fede. E poiché attinge al mistero santo ed eterno, la preghiera fiduciosa ha il potere di oltrepassare i confini del tempo e dello spazio. Con la preghiera si giunge in ogni luogo della terra, il mondo dei vivi, ma ci si può elevare fino ai cieli, il mondo dei morti in Cristo. La preghiera di intercessione poggia infatti sul mistero della comunione dei santi. È sempre preghiera con la Chiesa e nella Chiesa. Mentre si invoca Dio per i vivi e per i morti si fa così l’esperienza della vita redenta, si attinge alle sorgenti della salvezza. Questa preghiera, che ci introduce nel circolo virtuoso della carità divina, fa bene agli altri per i quali noi preghiamo ma fa bene anche a noi che abbiamo voluto pregare per loro. La preghiera quindi è capace di dilatare le potenzialità del nostro cuore, facendo bene a noi stessi e intercedendo per gli altri, vivi o defunti che siano. Imparare a pregare non è mai una conquista fatta in modo definitivo, è sempre un crescere e imparare. Cogliamo le proposte che vengono fatte a livello di preghiera comunitaria per imparare sempre meglio vivere l’atto orante.   don Luca