El sass del diaul

Lungo le pendici del monte Bregagno si trovano sparsi qua e là grossi massi erratici che qualche volta hanno alimentato la fantasia popolare o per la loro posizione o per il loro aspetto. A Pianello due di questi si trovano lungo il vecchio sentiero che conduceva ai monti della vallata destra della val Grande presso la località Bulee. In uno, il meno noto, c’é una grossa impronta che fa pensare a una “ zampa” di animale, nell’altro macigno, meno voluminoso, si notano curiosi e accattivanti segni: due piccole rientranze tonde in alto, una, sempre tonda, più grande, in mezzo alle due, due piccoli buchi e infine un antro poco profondo in basso. Narra la leggenda di tradizione popolare che questi segni siano stati lasciati rispettivamente dai pugni, dal capo, dalle corna e dal dorso del Demonio mentre cercava di trasportare il masso verso la cima del monte oppure mentre tentava di fermarlo nel suo rotolamento in basso poco al di sopra di Saliana, l’ultima frazione del paese. Gli anziani del posto raccontavano che un pomeriggio un contadino stava raccogliendo castagne nella zona quando gli apparve il Demonio travestito da viandante. Questi continuava con moine a fargli delle ricche offerte, ma voleva in cambio la sua anima. All’inizio il contadino, bravo e onesto, resistette alle lusinghe ma poi, stanco di vederselo davanti e di sentirlo, gli propose : “Ti offrirò la mia anima quando avrai trasportato questo masso in cima al Bregagno“. Il diavolo allora, tutto felice, acconsentì : appoggiò mani e capo contro il sasso, iniziò a sollevarlo verso l’alto e a spingerlo con leggerezza. L’uomo si pentì subito della sua proposta e cominciò a temere di andare all’inferno. Mentre piangeva e pregava, essendo ormai sera, si sentirono i rintocchi dell’Ave Maria . Il Demonio, a quel suono, abbandonò immediatamente il suo carico e fuggì via di corsa, lasciando nel masso le sue impronte e i segni di una zampata più in basso. Nessuno lo rivide mai più in quei luoghi chiamati da tutti “ Sass del Diaul”.

Una seconda versione, meno ricca di particolari, si limita a raccontare che il grosso masso stava rotolando rovinosamente dalla cima della montagna verso il basso con il rischio di travolgere persone, cascine e addirittura frazioni sottostanti e che sia stato fermato dal Diavolo che aveva appoggiato contro di esso schiena, nuca e pugni. Era riuscito nell’intento, ma nessuno ricorda di preciso cosa abbia voluto in cambio. Di solito la sua era una sfida personale con Dio, quindi é facile indovinare: voleva un’anima da tentare e da portare al peccato. Per le popolazioni antiche il Demonio si identifica spesso con gli abitatori delle selve, dei laghi, delle fonti ed é descritto cornuto, con i piedi di capra cui si sono aggiunti, via via, altre caratteristiche sempre spaventose. La sua dimora preferita é in grotte, in luoghi isolati dove svolge meglio la sua attività volta a tentare l’uomo in modo astuto e lusinghiero per volgerlo al male, per farsi vendere l’anima in cambio di ricchezza e potere. Allora é considerato il Male, un’entità malvagia, distruttrice, bugiarda, contrapposta al Bene. Esso agisce nell’ombra, appare e scompare velocemente, come nel nostro caso, dopo essere stato scovato e individuato. Chissà a quale immagine corrisponde quella tramandata ai pianellesi da generazioni, che riguarda il sasso che porta il suo nome e che era utilizzata per impaurire i bambini? Germana

articolo tratto dal Notiziario “Hesed” n°12 della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella”