Questo mini censimento sulle testimonianze iconografiche della religiosità popolare mariana a Pianello, oltre a prefiggersi una riscoperta e rivalutazione di un passato e di un certo patrimonio culturale che sta rischiando di essere dimenticato, vuole essere la conferma di una diffusa devozione a Maria, madre santissima di Gesu’, espressa in cappellette, edicole, statue, affreschi, quadri, bassorilievi….
Una famiglia importante al Corno (C.?) e i Cattaneo a Calozzo fecero costruire, qualche secolo fa, una grande cappella con altare e gradini di accesso al termine della breve salita che, dalla chiesa parrocchiale, giungeva fino all’incrocio con la strada che portava alle frazioni piu’ alte, le zone maggiormente abitate fin verso la metà del 1900, cioé verso Camlago, S. Anna e Belmonte la prima, verso Maggiana, Saliana oTre Terre la seconda.
L’edificio sacro del Corno, piu’ recente, é dedicato a Maria Immacolata, l’ altro, ora trasformato in una nicchia nel muro della via, a una Madonna con Rosario.
Sempre agli incroci delle strade piu’ battute, sparse qua e là nelle frazioni, lungo mulattiere e sentieri, sono sorte in epoca imprecisata edicole campestri devozionali, tutte dedicate alla Madonna. Queste cappellette erano luogo di “ sosta “ per le numerose persone che, a piedi, salivano con il loro carico verso le proprie dimore e li’ si fermavano a pregare, ma anche a socializzare ed erano meta delle ”rogazioni”, processioni propiziatorie lungo i campi coltivati che in primavera, nei tre giorni antecedenti la festa dell’Ascensione, di buon mattino, venivano fatte per invocare la fertilità dei campi .
La religiosità dei nostri antenati le ha riempite di affreschi insieme alla facciata di qualche abitazione privata. Perche? Forse per un innato sentimento religioso che accompagna l’uomo in tutti i momenti della sua vita, dalla gioia per una nascita o un matrimonio, al dolore per una malattia o per una morte oppure per la tristezza nel dover abbandonare il luogo natio per emigrare per sempre? Sarà stata forse una forma pubblica di ringraziamento per qualche aiuto ottenuto, un invito a tutti, compresi i posteri, a considerare che, quando l’elemento umano é insufficiente, lo sguardo si innalza al cielo in supplica?.Non ci é dato sapere. Restano solo da osservare le immagini sacre poste anche sopra le porte di case, di stalle o di fienili che sembravano voler invocare protezione per la famiglia la cui povera economia derivava esclusivamente dalla magra agricoltura e dall’allevamento del bestiame. Ed ecco che allora, passando davanti alle figure sacre nasceva spontanea la giaculatoria insegnata dalle nonne “ Ti saluto, o Maria, passando per questa via “, o si leggeva quella scritta sul frontone: li’ si lasciava un fiore di campo appena colto prima di riprendere il cammino e la quotidianità sotto la protezione della Madre di tutti. Da li’ si poteva rivolgere anche uno sguardo furtivo verso la chiesa parrocchiale lontana, perché in riva al lago, e riprendere il cammino.
E’ quasi impossibile trovare documentazioni precise e attendibili circa la data di realizzazione di queste opere che abbracciano sei secoli, iniziando dal XV° per giungere fino ai giorni nostri. Le cappellette rimaste sono state costruite tutte con pietra locale a vista, con tetto di piote a due falde ( a quattro per la Madonna dei quattro Cantoni ) intonacate poi per poterle affrescare. In pochi si legge la data e/o il committente degli affreschi, i piu’ sono frutto di artisti piu’ o meno noti cui magari era già stato stato commissionato un affresco in chiesa o che venivano ospitati nella casa durante l’esecuzione dell’opera. Ad alcune figure, nei secoli, sono stati fatti ritocchi piu’ o meno felici che segnalano, anche in questo, la continua venerazione della gente per l’immagine sacra.
Lavoro a cura di Germana Granzella