Aiuto alla Chiesa che soffre

Sabato 9 e Domenica 10 Settembre, le Parrocchie della nostra Comunità Pastorale accoglieranno la presenza di un sacerdote che verrà a nome della Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. ACS è una fondazione di diritto pontificio nata nel 1947 per sostenere la Chiesa in tutto il mondo, con particolare attenzione laddove è perseguitata. L’Opera è stata fondata nel secondo dopoguerra dal monaco olandese Padre Werenfried van Straaten, per aiutare i quattordici milioni di sfollati tedeschi – di cui sei cattolici – in fuga dall’Europa Orientale dopo la ridefinizione dei confini della Germania. In pochi anni il sostegno di ACS ha raggiunto rapidamente America Latina, Asia e Africa, ed oggi la fondazione pontificia realizza oltre 6000 progetti umanitari e pastorali l’anno in 146 paesi nel mondo. Perché questa scelta di accogliere questa Associazione? I motivi sono tanti. Uno di questi è che come Chiesa non possiamo disinteressarci se una parte di essa soffre. Nel mondo sono molteplici i luoghi dove i cristiani, in quanto tali, sono sottoposti a persecuzioni e privazioni. E questo solo per il fatto di essere battezzati e credenti in Cristo. Cristiani che non chiedono di scappare, ma domandano e desiderano restare nei loro luoghi. Cristiani che non rinunciano alla loro identità, anche quando sarebbe magari più facile e conveniente. Se in una famiglia un componente della stessa fosse malato o avesse bisogno, gli altri si prodigherebbero per aiutarlo. Cosi, anche noi siamo chiamati ad offrire le nostre preghiere e la nostra carità a favore di chi è nel bisogno. Un altro motivo è che questo gesto ci educa a non pensare solo a noi stessi. I primi veri beneficiari della carità siamo noi stessi, in quanto diamo del nostro affermando che per noi è importante saper condividere, evitando il rischio dell’egoismo e della chiusura nel proprio orticello. Una situazione, questa della chiusura, che è molto più vicina a noi di quanto possiamo pensare. Non di rado si sentono ragionamenti dove prevale ancora il campanilismo retrogrado, che fa pensare che nel proprio paese ci sia la verità che splende e che ciò che ne è fuori (anche i paesi vicini…) siano realtà da evitare per il rischio di pericolose contaminazioni. Un sano bagno di umiltà sta nel sapersi mettere in ascolto di queste voci che ci portano a guardare oltre, a vedere dove la fede è messa veramente alla prova e trova luminose situazioni di testimonianza. E’ il modo anche di aiutare le persone nella loro terra, per evitare il triste esodo dalla propria patria, con conseguenze che sono destabilizzanti per chi deve partire. Cogliamo questa occasione per fare e farci del bene.    don Luca