Domenica 2 ottobre dello scorso anno, in occasione della tradizionale festa della Madonna del Rosario, il parroco ha proposto, al termine delle funzioni pomeridiane, un concerto di campane a cura dell’Associazione Italiana di campanologia. Ciò’ mi ha dato spunto per “rispolverare” la storia delle campane della chiesa parrocchiale. Le più ampie informazioni provengono dagli scritti del parroco don Michele Giudici, ripresi anni dopo da don Gianni Sala e pubblicate nel suo libro “La chiesa parrocchiale di Pianello Lario .
Le campane più antiche, acquistate dalla chiesa di S. Giovanni di Bellagio nel giugno 1822 mediante una sottoscrizione da parte dei capofamiglia, erano 4, di diversa fusione. Col tempo però erano diventate parecchio stonate, ancora sistemate su una incastellatura di legno ormai fradicia e pericolante. la migliore, detta del “ting”, era datata 1774, mentre le rimanenti erano forse antecedenti.
Essendo diventato il loro concerto la favola dei paesi vicini, per il loro suono sgraziato, il parroco don Giudici, giunto a Pianello nel 1890, propose quasi subito ai fedeli e all’Amministrazione Comunale la loro sostituzione, richiamando con forza una triste disgrazia capitata in verità ad altre campane. “ Era ancora vivo negli anziani – sottolineava – l’eco del fatto accaduto la domenica 20 febbraio 1763 a un ventisettenne di Maggiana, Domenico Redaelli. Mentre si svolgeva la consueta processione mattutina della “terza del mese” la lingua di una campana si era staccata improvvisamente e colpendo mortalmente il giovane“. La proposta di sostituirle incontrò l’approvazione e l’entusiasmo della Fabbriceria e delle varie Confraternite, ma il netto rifiuto dell’Amministrazione Comunale allora vigente. Don Michele non si scoraggiò e alcuni anni dopo, nel 1902, ripropose il problema, coinvolgendo un numero più ampio di persone e illustrando con convinzione il significato di un bel concerto di campane. Inviò una lettera personale a tutti gli emigrati nelle Americhe, perché offrissero un loro contributo, accettò i proventi di un’asta per un quadro della Sacra Famiglia donato dalle filandiere, l’offerta di bozzoli e di denaro da parte dei contadini, le somme più cospicue delle famiglie benestanti (citate nella lapide ricordo posta sulla facciata ovest della chiesa) e della direzione della Casa della Divina Provvidenza di Como.
Raggiunta la somma necessaria, si decise per un concerto in “re maggiore” e di affidare l’opera alla ditta valtellinese Pruneri di Grosio. Il 13 maggio 1903 si calarono a terra le vecchie campane: se ne portarono tre a essere fuse con altri materiali scelti, mentre quella del Ting fu acquistata dai frazionisti delle Tre Terre. Il parroco fu invitato dai Pruneri ad assistere alla “fusione definitiva” preceduta dalla recita del Rosario con tutti gli operai in ginocchio, dall’invocazione alla Madonna di Tirano e a S. Martino. Finalmente, la sera del 3 luglio 1903, la Società di Navigazione sul lago di Como scaricò sul pontile 5 nuove lucenti campane benedette, al suono della banda, il giorno seguente, sul piazzale della chiesa, da un canonico del duomo di Milano e da don Guanella giunto con la cantoria della Divina Provvidenza. Dopo la cerimonia del Battesimo di ogni singola campana, affiancata dai rispettivi padrini, e la consacrazione individuale a un Santo (Sacra Famiglia; S. Martino; S. Anna; S. Luigi Gonzaga e S. Bernardino da Siena; S. Agnese, S. Agata, S. Angela Merici) si iniziarono i preparativi per la loro collocazione sul campanile, impresa non certo facile e agevole, considerato, per esempio, il peso del solo campanone: 13 quintali.
La sera del 13 luglio il campanone stesso, la mezzana, la campana del richiamo e le rimanenti due suonarono finalmente a festa tra l’entusiasmo generale. Da allora esse hanno scandito regolarmente, con tocchi diversi di volta in volta, tutti gli avvenimenti lieti o tristi della vita parrocchiale e, guidate dalla maestria di alcuni amatori, hanno diffuso le festose note della “ ruanesa “ suonata sul campanile stesso anche da ragazzini diretti dall’indimenticabile campanaro Giusto. Egli, ogni domenica mattina, invitava ragazzi volonterosi a tirare, dietro i suoi comandi, le corde di una campana o di un’altra, per annunciare alla popolazione l’avvicinarsi dell’ora della Messa Grande.
Le campane hanno comunicato ai figli dei contadini l’ora di lasciare i campi per raggiungere in tempo l’inizio delle lezioni scolastiche o quelle di Catechismo, ai parrocchiani, in modo puntualmente diverso, la morte di un uomo, di una donna, di un bambino, di un’ospite della Casa Sacro Cuore, l’approssimarsi delle feste più importanti, l’Ave Maria del mattino presto e della sera, il ricordo della morte di Gesù con i rintocchi (tonn) delle ore 15 di ogni venerdì, l’allerta per un fatto grave improvviso, l’allegria per un Battesimo, una Prima Comunione, una Cresima e un Matrimonio, la tristezza per un funerale e tanto altro. Il loro, insomma, era “un linguaggio convenzionale” che tutti sapevano comprendere e tramandare, ma che é andato quasi perduto con il mutare dei tempi e l’avvento della moderna tecnologia.
Ma la storia delle campane di Pianello non é ancora finita, perché il 7 settembre 1943, in piena seconda guerra mondiale, esse corsero il rischio di essere demolite. Per costruire armi venivano requisiti tutti i materiali ferrosi, compresa parte delle campane delle chiese. Quando anche a Pianello si presentarono i demolitori un folto gruppo di persone, per lo più donne, allertate dal suono della campana a martello e da morto, invase il piazzale della chiesa in segno di protesta: si richiedevano la “seconda” e la “quarta” oltre a quelle della Madonna della Neve e di S. Anna, il tutto sotto il severo controllo dei carabinieri armati. Le manifestanti furono riprese in Caserma a Dongo unitamente al parroco. Il sacrestano Angelo Fontana fu trattenuto in arresto, mentre gli operai della ditta incaricata rimossero due campane della parrocchiale e le issarono su un carro diretto a Como. Giunti però a Rezzonico si venne a conoscenza dell’armistizio dell’8 settembre e si decise di soprassedere e di abbandonare il tutto a Menaggio. Con un carro messo a disposizione dal direttore dello stabilimento serico presso cui lavorava, l’operaio Aldo Bellati pochi giorni dopo riuscì a riportare in parrocchia le campane sottratte, che furono nascoste da Don Michele nella legnaia in attesa di tempi migliori. Esse saranno ricollocate nella loro sede solo il 18 aprile 1945, a guerra quasi finita, pronte a suonare festosamente il 25, giorno tanto atteso della liberazione.
Ora il funzionamento é regolato da congegni elettronici, ma il richiamo é sempre lo stesso, il linguaggio comunicativo, leggermente cambiato, é più essenziale e in sintonia con la realtà odierna.
Germana
Articolo preso dal notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella” n° 5