Devi fare qualcosa di bello per gli altri

Teresina Mainetti nasce a Colico (Lecco) il 20 agosto 1939; è battezzata nella parrocchia di Villatico, frazione di Colico, il 22 agosto. Riceverà il sacramento della Confermazione il 13 ottobre 1948.  Pochi giorni dopo la sua nascita, muore la mamma Marcellina che, pur sapendo di rischiare la propria vita, aveva voluto portare a termine quella decima gravidanza. Papà Stefano si troverà solo ad educare i suoi bambini, con l’aiuto della figlia maggiore Romilda di appena dodici anni, ma la sua fede adamantina gli permetterà di affrontare la situazione per diverso tempo. Più tardi si risposerà con Martina Della Bianca ed altri figli allieteranno la famiglia già numerosa. Nell’ottobre 1951, grazie alla delicata attenzione di Suor Maria Amelia, una Figlia della Croce amica della mamma, e alla generosità di una signora, che presto perderà la diletta figlia Laura, Teresina può proseguire gli studi a Parma, presso la Scuola Media e l’Istituto Magistrale gestiti dalle Figlie della Croce. Nell’agosto 1957 inizia il Postulato a Roma, presso la Casa Provinciale delle Figlie della Croce. Quando nel febbraio 1958 entrerà in Noviziato, il suo nome di religiosa sarà quello di Maria Laura, certamente per riconoscenza alla mamma di Laura, che le aveva permesso di soggiornare a Parma e di conoscere il carisma delle Figlie della Croce. Suor Maria Laura emette i primi Voti religiosi di Povertà, Castità e Obbedienza a Roma il 15 agosto 1959. A La Puye (diocesi di Poitiers in Francia) nella Casa Madre, il 25 agosto 1964 si consacra definitivamente coi Voti perpetui. Lei stessa racconta la sua vocazione in occasione di un incontro vocazionale: “Si entra nella vita religiosa fondamentalmente a causa di Cristo, scoperto come “la perla preziosa”, come il “tesoro”. È Lui, Dio, che chiama. Non siamo noi a scegliere per primi. Inizialmente è un sentirsi amati da Dio, un sentirsi guardati con fiducia. Si stabilisce con Lui una relazione interpersonale: tutti gli altri beni, le altre relazioni, senza essere negati o disprezzati, vengono posposti a Cristo, in Lui trovano la loro giusta collocazione. Il cammino della mia vita religiosa è molto semplice. Ero molto giovane… Un giorno durante la confessione un sacerdote mi ha detto: “Ma tu cosa vuoi fare nella vita?”. Io non ci avevo mai pensato: avevo tanti amici e amiche, uno in particolare “mi stava dietro” e continuava a dirmi che mi voleva bene più degli altri… Ho risposto subito a questo prete, ma non so chi me lo ha suggerito (penso lo Spirito Santo che è dentro di me): “Penso di fare qualcosa di bello per gli altri”. E il prete: “Allora pensaci bene. In che modo? Tu devi fare qualcosa di bello per gli altri”. C’era in questa frase un imperativo: inoltre la sua risonanza in me mi riempiva di gioia. Sentivo che avrei dato un senso pieno alla mia vita.