Donne

Sono rimbalzate nelle case degli italiani le immagini del ritorno a casa della cooperante milanese sequestrata e detenuta per diciotto mesi. Una notizia che ha destato molto clamore, d’altronde era qualcosa che usciva dall’argomento principe di questi ultimi tempi “Covid-pandemia-lockdown-mascherina-distanziamento-dpcm” (chi più ne ha più ne metta). Tralascio le considerazioni sulle sceneggiate e le sfilate dei politici fatte al rientro della ragazza (riservandole a più autorevoli commenti). Così come non entro nel merito dell’eventuale riscatto pagato (non solo nella somma, ma anche per quale scopo andrà usato… parrebbe non per costruire ospedali o abitazioni per i poveri…).  La ragazza è tornata a casa e questo almeno è un aspetto positivo. La si elogia come una che è andata a fare del bene (ma ci si dimentica delle schiere di missionari, uomini e donne, che da anni danno la loro vita per amore di Cristo, servendo e amando i poveri che vivono nei paesi svantaggiati). Fare del bene è una bella cosa, farlo magari stando attenti possibilmente a dove e come lo si fa, forse è anche meglio. Tiene banco anche la vicenda della sua dichiarata conversione all’islam, presentata dalla ragazza stessa come una libera scelta, non forzata. Personalmente nutro perplessità su questo. Ciò per il fatto che chi l’ha detenuta è una delle organizzazioni che fanno della “guerra santa” agli infedeli (!) una delle caratteristiche principali delle loro azioni, condite da attacchi e massacri ai cristiani. Credo di più il cedimento ad una condizione di pressione. E’ evidente poi che questa presunta conversione è stata usata in chiave di propaganda. Ma accanto a questa ragazza mi piace ricordare anche altri due nomi: Leah e Asia Bibi. Chi sono? Sono due donne, una nigeriana e l’altra pakistana. La prima, rapita all’età di 14 anni da terroristi islamici, ha compiuto pochi giorni fa 17 anni in prigionia. La sua foto la mostra come una bella ragazza, che però è ancora reclusa perché non vuole abiurare la fede in Gesù. E di certo le sue condizioni non sono né belle né facili. Asia Bibi, forse il caso più noto, ha fatto otto anni di carcere perché cristiana e perché non ha voluto rinnegare Gesù. Dopo il rilascio è dovuta emigrare fuori dal suo paese per avere salva la vita. Due persone in paesi dove non è sempre facile essere donne ed essere cristiane, che hanno scelto, mostrandolo a tutti noi, che solo in Gesù c’è la vera salvezza. “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo” (Mt 10,28). Il volto di Cristo risorto lo vediamo nei testimoni della fede che ci ricordano che solo e unicamente Lui è il vero Salvatore.   don Luca