La grotta è elemento classico del presepe anche perché la tradizione ininterrotta ha individuato il luogo della nascita di Gesù proprio in una grotta che ancora oggi si venera a Betlemme.
Il bue e l’asino, sempre presenti nei presepi, anch’essi non sono un’invenzione amena e decorativa, ma costituiscono un elemento che fin dagli inizi della tradizione natalizia sono stati rappresentati. Infatti, la fede cristiana ha collegato il racconto di Luca con un testo di Isaia che dice: «il bue conosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, mentre Israele non conosce, il mio popolo non comprende» (Is 1,3). Persino il bue e l’asino – dice il Signore attraverso il profeta – sanno riconoscere a chi appartengono, mentre il popolo ostinato e ribelle non riesce. Il collegamento del testo di Isaia con il Vangelo è, ancora, attraverso la parola «mangiatoia». È stato facile per i primi cristiani che cercavano di comprendere il Vangelo chiedersi: perché una mangiatoia? C’erano animali? Che significato ha la mangiatoia? Così hanno trovato questo testo di Isaia in cui si cita una mangiatoia e hanno pensato che la parola di Isaia potesse illuminare il mistero della nascita di Gesù. Quindi il bue e l’asino, pur non essendo presenti nel racconto evangelico, ci stanno proprio bene nel presepe. Essi indicano a tutti l’atteggiamento adeguato di fronte al mistero che viene manifestato nella grotta di Betlemme: chi è quel bambino che i pastori ammirano, che i Magi adorano, che Giuseppe e Maria custodiscono e contemplano con ineffabile tenerezza? È il Signore, Colui a cui tutto appartiene, e la creazione stessa (raffigurata dal bue e dall’asino) lo riconosce come tale. Questi bravi animali sanno a chi appartengono, come profetizza Isaia. Così ognuno di noi, può riconoscere in quel Bambino adagiato in una mangiatoia, chi è il suo Signore, Colui al quale appartiene.
Per quello che riguarda i pastori, poi, il testo di Luca è esplicito: C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge… Non c’è bisogno quindi di giustificare troppo la loro bella e variopinta presenza nei presepi.
Per concludere, i nostri presepi così vari e fantasiosi, hanno molti elementi di decoro, di immedesimazione, di ambientazione che sono il frutto della creatività, cultura e arte di chi li realizza. Ma ci sono alcuni elementi essenziali, e in genere sempre presenti, che hanno un buon fondamento nei racconti dei vangeli. Così il dato evangelico e la fantasia umana concorrono a realizzare quella immedesimazione necessaria al Mistero di Dio, il quale si è fatto carne proprio perché attraverso un’esperienza umana noi potessimo più facilmente accoglierlo.
