Il lievito

In questo periodo di coronavirus mi sono applicato alle arti culinarie. Non che abbia raggiunto chissà quali livelli, ma mi sono dilettato in qualche ricetta avendo, rispetto a prima, un po’ di tempo. Ho colto il cucinare come una modalità non per far passare il tempo, ma come principalmente un prendersi cura di sé stessi (vivendo da solo l’ho potuto fare solo per me…). Fra le ricette sulle quali ho voluto applicarmi non poteva mancare la pizza, piatto tipico degli italiani e pietanza cucinata nella maggior parte delle case in questo tempo. Confesso che ci ho preso gusto e più volte mi sono cimentato con risultati che per il mio standard giudico accettabili… (anche se comunque la pizza più buona è quella che si mangia in pizzeria…). Il preparare da mangiare mi ha riportato sicuramente ai ricordi della mia infanzia quando vedevo mia mamma e mio papà che trafficavano in cucina e io mi mettevo davanti a loro guardandoli, rimanendo incuriosito e meravigliato dal fatto di come si mettevano insieme gli elementi per predisporre il cibo. Questo aspetto mi ha fatto apprezzare le capacità che possediamo e i doni della natura, tutte realtà che il buon Dio ci ha dato e con i quali possiamo veramente fare cose belle e gustose. Il preparare la pizza mi ha fatto mettere, come si dice, le mani in pasta e vedere dal vivo gli elementi da assemblare. Sono rimasto affascinato dall’impasto, come dalla farina mischiata insieme al lievito venga fuori la massa che poi si usa come elemento per confezionare la pizza. Il lievito, che è poca roba come quantità rispetto alla farina, è capace di modificare l’impasto aumentando la massa e rendendola disponibile per la lavorazione. Il poco che rende possibile il tanto. Il lievito che permette di utilizzare una materia, la farina, che da sola non basterebbe a creare il cibo. Questo mi ha rimandato alla pagina di Vangelo dove Gesù parla proprio del lievito: «A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata» (Lc 13, 20-21). I cristiani non si devono mai dimenticare che essi sono chiamati ad essere lievito dentro il mondo, che senza Cristo non è una realtà completa. Siamo coinvolti dall’evento della Risurrezione di Cristo che ci rende persone amate e salvate, certi che il nostro destino è la bellezza del Paradiso che già nel qui e ora siamo chiamati a cercare e meritare con la fede, la carità e la speranza. Siamo allora lievito buono che fa fermentare la pasta…    don Luca