Il Monte delle Beatitudini e l’Arbel

Affacciata sul lago di Tiberiade (detto anche Mare di Galilea o lago di Gennesaret) si snoda una corona di alture che hanno una rilevanza in alcuni episodi della vita di Gesù. Fra queste alture c’è il Monte delle Beatitudini dove l’evangelista Matteo ambienta il famoso discorso della Montagna (capitoli 5,6 e 7) introdotto dalle otto Beatitudini. A dire il vero Matteo non parla di una montagna in particolare, infatti qualcuno suppone che il l’annuncio delle Beatitudini sia stato fatto in una località poco più sotto, vicina a Tabgha. La Chiesa delle Beatitudini poi è sorta, unico caso in Terra Santa, non da un precedente sito, ma ex novo. La sua collocazione e la sua struttura sono ormai parte del territorio e dell’ambiente e seppur non indicando probabilmente il luogo esatto del famoso discorso, ne richiamano potentemente l’evento che comunque in quelle vicinanze è accaduto.

Chiesa delle Beatitudini – foto di Matteo Borsani

Questo luogo ci consegna la grande opera di Gesù che insegnava e formava il gruppo dei discepoli e le folle, sulla importanza del Regno di Dio. E il fatto che si parli di “montagna” non è casuale. La vicenda del popolo ebraico e il suo rapporto con Dio, ha mostrato come la “montagna” sia il luogo dove Dio stesso ha voluto instaurare un legame profondo con il conferimento, sul monte Sinai, delle tavole dei Dieci Comandamenti. Nel Discorso della Montagna, Gesù appare quindi come il “nuovo” Mosè che annuncia non più una serie di leggi, per quanto importanti e necessarie, ma la logica delle Beatitudini che Lui non solo proclama ma vive profondamente nella sua esistenza.

Le Beatitudini non sono un programma di vita, è Gesù stesso che si propone come Colui che le incarna e le mostra a chi lo vuole seguire. La corona di alture comprende anche l’Arbel. Da qui si può vedere un superbo panorama sulla piana sottostante, sulle altre alture e ovviamente sul lago di Tiberiade. Si può dunque osservare, con un colpo d’occhio, una significativa parte dei luoghi della Galilea nei quali sono ambientati diversi episodi del Vangelo. Al di là della collocazione geografica e di alcuni rimandi alla vicenda del popolo ebraico, questo monte fa venire in mente le tante volte in cui nelle pagine evangeliche si riportava Gesù che, da solo, saliva sul monte e pregare. Il monte come luogo della ricerca di Dio, come spazio ed esperienza di preghiera.

Panorama dall’Arbel – foto di Matteo Borsani

Per Gesù era necessario e decisivo il tempo della preghiera come lo “stare” col Padre. Non lo faceva a scapito della attenzione alle persone, (poveri, ammalati, peccatori) e neanche alla attività di insegnamento, ma ne costituiva la base essenziale da cui far scaturire l’azione. Come lo è per Gesù, anche per noi, la “montagna” della preghiera e dello stare col Padre è un momento decisivo della nostra vita spirituale. Senza di essa rischiamo non solo l’aridità dello spirito ma anche l’indurimento del significato dell’agire nella carità.      don Luca