In tempo di coronavirus

Sono sicuramente giorni strani questi… doveva partire la Quaresima (che poi è partita comunque…) con i vari appuntamenti, incontri, Vie Crucis.  Il percorso del catechismo sarebbe entrato in uno dei suoi momenti chiave. Sarebbe iniziata la visita e benedizione alle famiglie, con un impegno significativo ma bello. Sarebbero continuate le visite agli anziani e malati. Sarebbero… tante cose sarebbero ma al momento non sono. Vista così potrebbe essere la lista della spesa delle lamentele, e il rischio c’è. Da un lato occorre guardare al concreto. Tanta gente si sta mobilitando per garantire la salute delle persone. Penso ai medici, agli infermieri, alle forze di pubblica sicurezza, a chi è preposto a tutelare il bene comune. A loro va la preghiera e la vicinanza. Penso anche alle tante persone malate di coronavirus e delle altre malattie (che non cessano di esserci), alle loro sofferenze e a quelle dei loro familiari. Guardo ad un panorama che si manifesta nuovo perché mai mi era capitato di affrontare questa situazione. Di non sapere quando e come poter riprendere le normali attività. Ma in tutto questo si pone la domanda sempre attuale: cosa il Signore mi sta chiedendo ora? Dove devo guardare e cosa vedo? Sono aspetti ineludibili che portano l’accento non su quello che devono fare gli altri, sport nazionale in Italia, ma su quello che sono chiamato ad essere e a fare io. In un tempo in cui i contatti e le relazioni abituali nella vita di una parrocchia sono radicalmente modificati è importante impostare la propria giornata in modo utile. Vivo la celebrazione della Messa tutti i giorni, pregando per le mie tre parrocchie, invocando nella Messa i tre patroni, e ovviamente il Signore e la Madonna. Dedico un tempo più attento e curato alla preghiera e alla meditazione, ricordando in particolar modo le persone più esposte e necessitanti della intercessione. E poi cerco di applicare la regola benedettina dell’ “Ora et labora” mettendomi a fare tutti quei lavori che nel tempo comune ho sempre rinviato sine die e che ora affronto. Il desiderio è allora di guardare a cosa il Signore mi sta chiedendo considerando il fatto che il sacerdote è principalmente e sostanzialmente legato a Cristo e che Cristo stesso ha vissuto nel deserto (qui il paragone sembra azzeccato) quaranta giorni in un rapporto intenso con Dio Padre. Ravvivare il legame col Signore in un tempo dove lo stare con Lui può far scoprire tante cose.  don Luca