La Croce sulle vette

A chi non è capitato salendo su qualche cima delle nostre montagne di fare una foto vicino alla croce posta sulla vetta? O ancora meglio, sarà capitato a più di una persona di recitare una preghiera guardando appunto alla croce? Da ragazzo ho sempre amato fare passeggiate ed escursioni in montagna. Mi spingevano a cercare un “oltre”; un “oltre” rispetto alle mie capacità fisiche, cercando di vivere una esperienza salutare dal punto di vista corporeo e per scoprire nuovi angoli dell’immenso creato. Un “oltre” anche spirituale in quanto la salita in montagna ha rappresentato tante volte il viaggio della vita che è un’ascesa verso nuove mete fino ad arrivare alla meta per eccellenza che è l’incontro definitivo con il Padre. E salendo in montagna quante volte ho incontrato le croci. Croci che ricordano a volte persone che sono morte in quel punto della montagna, croci che ricordano il fatto che il Creato è opera del Creatore e che quello che abbiamo nella natura è uno dei suoi preziosi doni. Mi viene in mente la croce che s’incontra salendo da Labbio per arrivare nel breve percorso che porta a San Bernardo. Non posso passare da lì senza dire una preghiera, guardare il Crocifisso che è lì per dirmi “vai avanti, che hai ancora da camminare”.

foto di J. Borba dal sito pexels.com

Mi ha destato stupore, con un filo di amarezza, l’intervento fatto dal Club Alpino Italiano, o meglio come è stato scritto, da un suo esponente di rilievo, nel quale si chiedeva di non erigere più croci sulle montagne (sarebbe poi da vedere cosa fare di quelle esistenti). La croce va tolta perché elemento “divisivo” e dato il mutato contesto non bisogna più mettere simboli che richiamano al cristianesimo. La storia insegna non di rado che quando si vogliono togliere i simboli religiosi si arriva pericolosamente anche a vedere come fastidio le persone che in questi simboli si riconoscono. La laicità non è togliere il sacro, ma saperlo rispettare come verità che il cuore dell’uomo manifesta nella sua ricerca di Infinito. Possa piacere o no ma lo spettacolo del Creato risulta evidente non essere frutto del caso ma del disegno amorevole di Dio. In questo disegno ci siamo anche noi, piccole creature finite e anche fragili, ma grandi quando riconoscono l’origine di una appartenenza che fa tendere non solo a ciò che è bello e buono ma anche all’infinito. Possano le croci poste sulle cime o nei sentieri delle nostre montagne dirci che siamo fatti per un Altro e che il nostro cuore trova vera pace solo in Lui.                     don Luca