La pittura murale di Cesarino Vincenzi in S. Michele a Cremia

La parrocchiale di S. Michele è ancora chiusa e non sappiamo ancora quando i restauri finiranno. Ha ceduto la struttura cinquecentesca che era stata aggiunta alla più antica chiesa che per secoli aveva accompagnato le funzioni dei monaci Umiliati, stanziati fino al 1571, quando papa Pio V decretò lo scioglimento dell’Ordine.

Divenne parrocchia dal 1577 (ma già fungeva come tale da qualche tempo) subentrando a S. Vito che restò chiesa secondaria. L’interno conserva tracce antiche: l’affresco conosciuto come Madonna degli Umiliati – di fine ‘400 di mano di Battista da Musso – coevo all’incirca del bel polittico ligneo che la tradizione vuole del Bergognone, il cinquecentesco tabernacolo in marmo di Musso, la pala dell’altare maggiore col S. Michele che trafigge Lucifero e la tela del Primato di Pietro, ma anche testimonianze più recenti quali le cappelle settecentesche, la Via Crucis ad olio del Caraccioli, la preziosa tela del Petrini e altro ancora.

Ogni epoca ha lasciato la sua impronta; l’organo, benchè non più funzionante, fu costruito dai

fratelli Serassi nell’800 e nel secolo scorso furono dipinti la navata e il presbiterio, per i quali sono riportati alcuni pagamenti nel 1962 nei registi parrocchiali ai pittori Gaetano Corti di S. Fedele Intelvi e Cesarino Vincenzi di Bologna.

Quest’ultimo eseguì la pittura murale sulla parete di fondo del presbiterio. Vale forse la pena lasciare due parole perchè l’opera si è molto sbiadita e probabilmente, coi restauri in corso, potrà essere sostituita. Si tratta di un quadro paesaggistico dall’orizzonte bassissimo delineato da montagne che circondano uno specchio d’acqua; la gran parte del dipinto è un cielo appena schiarito da vaghe nuvole e, in alto, un sole raggiato che suggerisce l’ostensorio. Non abbiamo indicazioni circa la commissione; la vedova dell’artista, signora Zaira, in una corrispondenza di qualche anno fa, mi accennò alla possibilità che il parroco d’allora, don Agostino Acquistapace, desiderasse un’ambientazione che ricordasse la sua Valtellina. Ma potrebbe essere una libera interpretazione dell’artista come cornice alla importante pala d’altare.

Cesarino Vincenzi arrivò a Cremia con la moglie e il figlioletto Tiziano dopo aver affrescato l’abside della chiesa vescovile di Via Battisti a Como, che l’aveva impegnato per otto mesi.

Nato nel 1914, l’artista conseguì il diploma di maturità artistica al quale seguì il corso di scultura all’Accademia, giungendo alla titolarità della cattedra presso l’Istituto Statale d’Arte di Bologna. Produsse soprattutto opere sacre delle quali è particolarmente ricco il territorio Emiliano e, tra le centinaia sparse in Italia, citiamo alcuni dipinti a cavalletto per il santuario di S. Rita a Cascia.

Sul nostro territorio possiamo ammirare una Crocifissione con S. Giovanni e S. Bernardino nella chiesa di Catasco, dove il pittore fu chiamato nello stesso periodo in cui soggiornava a Cremia.

Chi volesse poi conoscere un po’ di più la sua opera può vedere pitture e sculture nella chiesa parrocchiale di Isolaccia e una bella lunetta dipinta a Semogo, località del Comune di Valdidentro.

Fonti: materiale fornito dalla signora Zaira Ferroni Vincenzi, vedova dell’artista; Pellegrini, Antica vita fra le masoni, Garzeno, A. Sampietro ed., Carlazzo 2010.

Rita Fazzini Trinchero

Articolo preso dal n° 9 del notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella”