Le campane: compagne di vita della nostra comunità

Nella vita dei nostri paesi, da tempi di venerata memoria, sicuramente un elemento che ha sempre caratterizzato, comunemente, la comunicazione alla gente è indubbiamente il suono delle campane.

Sono le campane che scandiscono, per tradizione, lo scorrere del tempo, con i rintocchi di tutte le ore. Ascoltandone il suono, così tipico e riconoscibile da un paese all’altro, è possibile attribuirne addirittura un significato diverso, distinguendo i giorni feriali da quelli di festa, nei quali il suono assume i caratteri di un concerto gioioso di speranza.

Diversamente, sono gravi e tristi i rintocchi di quando qualcuno muore. Allegri quando qualcuno nasce.

Il suono delle campane ha quindi sempre avuto un valore preciso dando un senso al ritmo del tempo nella vita cristiana: dall’alba al tramonto per l’Ave Maria e il momento del mezzogiorno, invitando, soprattutto, a rivolgere il pensiero a Dio ed a recitare una breve preghiera.

Ora una particolarità che in pochi sanno (o ricordano). Se qualcuno ha avuto la fortuna di salire sui nostri campanili immancabilmente, su almeno una delle campane, ha trovato la scritta: “A fulgore et tempestate libera nos Domine” ovvero: “Liberaci o Signore dal fulmine e dalla tempesta”. 

Uno dei rimedi per ridurre l’intensità del temuto fenomeno atmosferico, infatti, è stato da sempre quello di suonare le campane.

Anche nei nostri paesi, fino a qualche decennio fa, durante i forti temporali, il sagrestano aveva il compito di suonare le campane per “rompere” l’aria e scacciare il temporale, evitando così la sciagura della grandine e dei fulmini.

Oggi, per difenderci dal maltempo, vengono diffusi sempre più spesso gli “allerta meteo” che, per quanto attendibili, non sono comunque in grado di definire il perimetro delle grandinate o dei temporali visto che, solitamente, si manifestano a macchia di leopardo.

L’antica pratica del suono “a tempesta” o “a scongiuro”, aveva il merito di rompere il campo magnetico in atmosfera, attenuando in questo modo l’intensità dei fulmini. È lo stesso principio del cannone antigrandine (o cannone ad onda d’urto) ancor oggi usato nelle campagne della pianura.

Le esplosioni a salve servono per mandare verso l’alto onde d’urto in grado di spaccare le nuvole e impedire la formazione di celle.

In questi ultimi anni, per necessità, le campane dei nostri tre paesi sono state oggetto di una manutenzione straordinaria per esigenze di messa a norma per ragioni di sicurezza e, comunque, anche per essere rese più fruibili ed autonome modernizzate da nuovi congegni elettronici che possono essere attivati anche a distanza (beata tecnologia!).

Da qui, allora, un pensiero ed un’idea. In caso di eventi temporaleschi importanti riprenderà la tradizione che le nostre campane, per quanto possibile (ed energia elettrica permettendo), tornino a “difenderci” con il loro suono.

A parte le precisazioni scientifiche sarà anche un modo per comunicare (e soprattutto ricordare) ad ognuno di noi la costante protezione del Signore che ci accompagna in ogni momento della nostra vita.

Rocco

Articolo tratto dal notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella” n° 13