Non c’era posto per loro nell’albergo

Quando ero piccolo e ascoltavo i Vangeli del periodo di Natale c’erano due episodi che, accanto alla grande gioia che la Nascita di Gesù portava con sé, mi lasciavano un’ombra di tristezza. Uno era la strage degli Innocenti, che per la crudeltà del fatto mi scuoteva non poco, e l’altro era il particolare narrato dall’evangelista che diceva che giunti a Betlemme, Maria e Giuseppe non trovarono posto perché tutto era occupato. Mi colpiva il pensiero di una mamma (e che Mamma questa) che incinta e con il parto imminente non avesse nessuno che la poteva accogliere, tanto da dare alla luce il suo Figlio in condizioni di precarietà e non certo nel calore della propria casa. Questa frase: “non c’era posto per loro nell’albergo” mi porta ancora oggi a vedere io come possa accogliere Gesù. Nel tempo di Avvento, breve ma intenso, la Chiesa ci educa attraverso la preghiera e la carità ad accogliere Gesù che nasce. La nascita di Gesù domanda a noi di capire cosa essa sia realmente. Perché Gesù Cristo si fa uomo? Ce lo mostra la logica della vita di Gesù, narrata nei Vangeli. Egli viene per salvarci. Punto. Questo è il messaggio centrale, una salvezza che scaturisce dal grande Amore di Dio per noi, un Amore che arriva a far sì che il Figlio di Dio stesso nasca come creatura, debole e indifesa, in un abbassamento, dal Cielo alla terra, che non può non sorprenderci dentro una logica che mostra la tenerezza di Dio. Eppure come si può ridurre il Natale? A festa, pardon, a stordimento di suoni (a volte più rumore che musica) ad un attivismo che arriva a rasentare e a sforare nella frenesia, in auguri di un generico “buone feste” dimenticando molto spesso che la Festa più bella ce l’ha donata Dio con la nascita di Gesù Bambino. Mi è capitato di leggere in questi giorni un foglio, (omettendo di dire volutamente dove l’ho trovato…) dove si riduce il Natale ad una cosa tanto mielosa da far schizzare il valore del diabete a cifre stellari! Eppure di Gesù Salvatore neanche l’ombra… Allora anche oggi rischiamo fortemente di non fare posto per Gesù, di lasciarlo fuori, anche fisicamente, dalle nostre vite, dai nostri spazi. Di usare il Natale per altro e non per lodare, gioire e cantare del fatto che Dio non si dimentica di noi. Possano i giorni della Novena farci venire quella sana e necessaria nostalgia nel cuore per desiderare l’incontro con Gesù. In fondo i tanti rumori, i forti colori che si usano adesso, sono fatti per censurare la domanda di Dio nel nostro cuore. Una domanda che però è talmente forte che può riapparire e farci desiderare questo Incontro. Possiamo allora trovare spazio per Gesù e dirgli fondamentalmente che gli vogliamo bene e che lo desideriamo con noi.     don Luca