Parrocchia Musso

La storia

parrocchia-mussoMusso ha antiche origini ed conosciuto specialmente per due motivi: le sue cave di marmo e la ripida asperrima rupe che domina l’Alto Lago. Nel 1906, durante i lavori di rifacimento della statale Regina, fu ritrovata una lapide di marmo di Musso dedicata a Diana, dea della caccia e dei boschi, unica nel suo genere nella provincia di Como, nel cui museo civico ora conservata. Il medesimo marmo stato usato per la costruzione di molte chiese e monumenti, tra cui il duomo di Como, le colonne di San Lorenzo a Milano, santa Maria del Tiglio a Gravedona.

Il sasso di Musso fu fortificato per vari secoli, a cominciare dai Galli che abitavano le nostre zone prima dei Romani. Durante il periodo medievale Musso fu comune legato al vescovo di Como, cui doveva vari pedaggi, e fece parte della repubblica delle Tre Pievi, aderendo nel 1167 alla Lega Lombarda contro il Barbarossa e alla gloriosa battaglia di Legnano. La Repubblica delle Tre Pievi era per dilaniata dalle contese interne, tra i fautori dei Guelfi (i Malacrida di Milano signori di Musso) e quelli dei Ghibellini (gli Stampa di Gravedona). La Repubblica scelse allora nel 1398 di porsi sotto la protezione di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, che assegn Musso come feudo nel 1406 a Giovanni Malacrida il Rosso, capostipite di una famiglia che lo tenne con alterne vicende per due secoli, fino al 1617, quando lo vendette ai Bossi di Milano. Sorro l’occupazione francese, il maresciallo Giangiacomo Trivulzio distrusse il castello e bruci il paese nel 1500, facendolo per riparare alcuni mesi dopo.

Dopo la sua morte avvenuta in Francia nel 1518, Musso fu data in marchesato 1’8 marzo 1523 ad un avventuriero, Gan Giacomo Medici, detto il Medeghino, che, ucciso un Visconti a Milano e preso prigioniero Biagio Malacrida, ne bruci le navi ancorate nel porto e si impadron del paese che tenne per nove anni, fino al 1532, insieme con altri dominii in Valsassina, Valsolda, Cant, Casate e le Tre Pievi. Dopo che il Medeghino fu scostretto ad abbandonare il castello ai Grigioni, che lo fecero subito saltare in aria, tornarono i Malacrida e inizi il periodo della dominazione spagnola.

Agli inizi del Settecento, dopo un lungo periodo di saccheggi, devastazioni e pestilenze, la popolazione di Musso, 447 abitanti nel 1739, decimata dalla miseria e dalle epidemie, conobbe un periodo di condizioni migliori dopo la vittoria austriaca nella guerra di successione al ducato di Milano, tra Spagna e Austria. La pace permise anche lo sviluppo dei commerci e la crescita economica del nostro territorio; a Campagnano al Nizzolo e alla Gera, sorsero filatoi e filande di seta che continuarono a produrre a lungo, fino al nostro secolo. Dopo l’agitato periodo della Rivoluzione Francese che sconvolse tutta l’Europa alla fine del Settecento, torn un periodo di pace che permise la costruzione di varie opere pubbliche come il collegamento della piazza comunale al lago e al cimitero.

Nel 1829 sorsero due fabbriche di ombrelli della ditta Amadeo, l’industriale Biraghi nel 1850 costru una modernissima filanda ed un albergo per ospitare i visitatori delle rovine del castello e del famoso Giardino del Merlo, allestito dal 1858 al 1883, dal nobile Giovanni Manzi, per valorizzare la bellissima costa che da Sant’Eufemia scende alla Vall’Orba.

L’avvenimento pi tragico del Novecento fu la cattura di Mussolini il 27 aprile del 1945 quando, nascosto sotto la divisa di un militare tedesco, transit con una lunga colonna di automezzi sulle nostre sponde nel tentativo di guadagnare la Svizzera e la libert dopo la resa agli alleati alla fine della seconda guerra mondiale. Il diario del parroco don Enea Mainetti contiene tutti i dettagli degli avvenimenti in ordine cronologico: il transito di prima mattina degli autocarri, la loro intercettazione da parte dei partigiani del luogo che, in attesa di ordini dal comando in Valtellina, minarono il Pncet e gli altri passaggi per impedirne l’avanzata. Il dittatore fu riconosciuto, i ministri arrestati e condotti con lui al palazzo Manzi di Dongo, dove rimasero prigionieri fino alla loro fucilazione in piazza, davanti al lago.