Pitture murali della chiesa di S. Vito

La chiesa di S. Vito è stata la parrocchiale di Cremia fino al 1557, data scolpita sul portale della chiesa di S. Michele, che allora le subentrò in tale mansione.

Ha origini che si perdono nei secoli; certamente è sorta su un luogo già dedicato al culto come suggeriscono resti di epoca romana recuperati lungo il fianco esterno.

Rimaneggiata nel tempo, conserva impronte medievali romaniche leggibili in qualche particolare della costruzione, nel campanile più piccolo adiacente, in un lacerto pittorico, riproducente i resti di due teste sull’angolo sinistro dell’ingresso presbiteriale che, per impostazione ieratica e suggestioni musive, rimanda alle teorie di santi di impronta bizantina (movenza stilistica continuata fino all’epoca tardoromanica).

Se fossero presenti altri cicli pittorici non ci è dato sapere; nel secolo XV vennero fatte modifiche alla struttura della chiesa e nel contempo vennero dipinte alcune parti all’interno.

Alcuni di questi affreschi sono tornati alla luce qualche anno fa dopo una pulitura che li hanno liberati da vecchie scialbature, forse fatte a fini igienici: una Trinità sulla parete di un pilastro che divide la navata centrale da quella destra; una figura di Santa su un pilastro della navata sinistra, che riecheggia alcune Madonna con Bambino distribuite nelle strettoie di Livo; una Immagine con aureola graffita lievemente leggibile, a lato dell’ancona lignea che accoglie il Crocefisso; una Madonna in trono con Bambino e una Madonna in trono con Bambino e Santi ormai ridotte ad ombre e difficilmente fruibili sulla parete destra del coro.

Senza dubbio le pitture che meglio si sono difese dall’insulto della scialbatura e che possiamo così ammirare sono la Madonna in trono con Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano sulla parete sinistra del coro, immagine che rimanda all’omonima dipinta controlateralmente, datata 1499 e firmata da Battista da Musso (rimasta fruibile e già documentata) e la S. Lucia, che campeggia sul lato interno del primo pilastro che divide la navata centrale dalla destra.

Iscritta in uno spazio rettangolare sullo sfondo rosso diviso nella parte inferiore da una balaustra chiara, la santa appare in posizione eretta, in atteggiamento fiero; nella mano sinistra trattiene la lunga spada e con la destra sorregge il bacile con gli occhi, i simboli del martirio che subì.

La pittura è stata relazionata con le opere del già menzionato Battista Malacrida da Musso, attivo dalla seconda metà del XV secolo alla seconda decade del XVI e gli affreschi presenti nella chiesetta di S. Giorgio a Dorio (San Giorgio che uccide il drago e Vergine in trono col Bambino e in un registro inferiore: San Michele, Sant’Antonio Abate, Vergine in trono con Bambino e un Santo Vescovo). Controversa è l’attribuzione al Battista Malacrida di questo ciclo pittorico perchè alcuni studiosi convergerebbero su pittori di ambito bresciano.

In particolare, la S.Lucia è stata comparata con San Giorgio che uccide il drago.

La mia lettura vede diversa l’impostazione delle figure interessate al confronto: frontale e ferma la santa Lucia, in torsione la principessa salvata da san Giorgio, figurata di spalle, col capo girato e il viso leggibile di tre-quarti, lontana dai modi di Battista che propone figure ferme e con appena percettibili cenni di scorcio. Anche il panneggio è dissimile: lineare e cascante quello della principessa, con “le bolle” tipiche del Battista quello dell’abito della santa Lucia.

In comune le due opere hanno la data di esecuzione, 1492.

Gli altri affreschi tornati alla luce, non riconducibili alla mano di Battista da Musso, potrebbero essere datati tra la fine del XV sec. e i primi due-tre decenni del XVI.

Solo nel XVIII secolo compariranno nuove pitture murali: le quadrature tardobarocche dell’altare della Vergine, suggestive dei modi pittorici dei fratelli Appiani di Brusimpiano, attivi in Alto Lario nel 1765.

M. Rossi, A Rovetta, Pittura in Alto Lario tra Quattro e Cinquecento, 1988.

M.E. Acquistapace, E. Bregani, R. Fazzini, Cremia frammenti di storia, 2009.

M.E. Acquistapace, R. Fazzini, Musso, piccole storie nella grande storia, 2008.

R. Fazzini, La chiesa di San Vito in Cremia, 2018.

Rita Fazzini Trinchero

articolo preso dal notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella” n°11