Scopa e ramazza

Nelle mie varie letture estive mi sono imbattuto in alcuni testi delle Fonti Francescane. Queste sono le raccolte dei racconti su San Francesco, composte da vari autori, nei tempi successivi alla vita del Patrono d‘Italia. Testi che danno la bellezza e la pregnanza di questo grande Santo e della sua esperienza di vita. Questo dà un primo insegnamento che è quello che per conoscere un Santo come Francesco occorre andare sulle fonti certe, quelle che parlano di lui in modo competente e autorevole. Capita non di rado invece che la sua figura sia “tirata un po’ di qua e un po’ di là” secondo quello che interessa al commentatore di turno. San Francesco diventa, ad esempio, l’ecologista perché ha composto il “Cantico delle creature” che invece è la lode al Dio Creatore e non l’esaltazione delle opere, che sono tali, belle e importanti, in riferimento a Colui che le ha create.

Ebbene, leggendo lo scritto della “Leggenda perugina” (detta anche “Compilazione di Assisi”) al numero 18 (1565 delle Fonti Francescane) in questo episodio: «In altro tempo, quando Francesco abitava presso Santa Maria della Porziuncola, e i frati erano ancora pochi, andava talora per i villaggi e le chiese dei dintorni di Assisi, annunziando e predicando al popolo di fare penitenza E in questi suoi giri portava una scopa per pulire le chiese. Molto soffriva Francesco nell’entrare in una chiesa e vederla sporca. Così, dopo aver predicato al popolo, faceva riunire in un posto fuori mano tutti i sacerdoti che si trovavano presenti, per non essere udito dalla gente. E parlava della salvezza delle anime, e specialmente inculcava loro di avere la massima cura nel mantenere pulite le chiese, gli altari e tutta la suppellettile che serve per la celebrazione dei divini misteri». Colpisce come questo Santo avesse a cuore la chiesa e ciò che in essa si celebra, cioè l’Eucarestia. Una chiesa pulita è bella perché in essa è presente realmente Cristo nel Sacramento. E’ un luogo importante non solo per la bellezza artistica, che nasce anch’essa dalla consapevolezza che non è un edificio come un altro, ma perché lì vi si celebra l’incontro fra il Divino e l’umano. Che delicatezza ci riconsegna il Santo di Assisi nel vedere le chiese come luogo prezioso. La mia gratitudine va a tutte le persone che nelle nostre tre parrocchie tengono pulite e in ordine le chiese, con costanza e impegno non da poco, collaborando fattivamente a far sì che l’opera di annuncio e celebrazione possa essere fatta in condizioni accettabili. E’ un aiuto in più quello di San Francesco per riscoprire l’importanza del senso del Sacro.                                    don Luca