Simboli biblici: la barca

Tra i simboli che significano la Chiesa, la nave è sicuramente quello più famoso. E’ lo stesso Gesù che paragona la Chiesa a una nave e lo fa non con una parabola – come fa spesso – ma con un fatto. Lo fa con una sequenza di gesti ben precisi. Simon Pietro doveva essere un imprenditore ben avviato nell’attività di pesca, tanto che possedeva ben due imbarcazioni. Egli aveva anche dei sottoposti, tra i quali troviamo due futuri apostoli di Gesù, i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni. La chiamata alla sequela fatta da Gesù stravolgerà la vita di questi pescatori. Quando Gesù incrocia le barche, i futuri discepoli del Maestro divino stavano “lavando le reti”. San Giovanni Crisostomo vede nel gesto di lavare le reti un’immagine della vocazione alla nuova vita. Confrontando il racconto di Luca con quello di Matteo, infatti, questo Padre della Chiesa interpreta il verbo “lavare” come sinonimo di “riparare”. In effetti, spesso i pescatori praticavano entrambe le cose alla fine di una lunga nottata di pesca. Il doppio gesto di lavare e riparare le reti indicherebbe dunque, misticamente, la doppia azione di purificare l’anima per ripararla e prepararla alla nuova vita.

Il primo gesto cui assistiamo è quello di salire su una delle due barche e distanziarsi dalla riva, sedersi insegnare alle folle, che erano accorse per ascoltare gli insegnamenti di Cristo. Gesù non sale su una barca a caso. Egli sceglie di salire sulla barca di Pietro e in essa – non in altre – si siede. Per gli antichi, l’atto di sedersi è un atto di autorità. Il maestro è colui che si siede in cattedra e parla, insegna la verità. Sant’Agostino di Ippona si sofferma su questo graduale allontanamento della barca dalla riva. La riva rappresenta la terraferma, dunque la stabilità, la Rivelazione. Ma Gesù non rimane a terra perché Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini. Allora dapprima si allontana un poco dalla riva e predica ai giudei, perché anch’essi comprendano la pienezza della Verità, ma sì che siano già proiettati verso coloro che non appartengono alla figliolanza di sangue di Giacobbe, e poi dice a Simon Pietro: “Prendi il largo!” . Ecco che la Chiesa deve entrare nel mondo, navigarlo, ma senza mai affondare. Una barca è solida galleggia tra le menzogne, rimane sempre al di sopra della superficie. Il legno duro della nave è la dottrina – ildepositum fidei, che i pescatori – cioè gli apostoli e i suoi successori i vescovi – hanno sistemato e inchiodato secondo un progetto preciso. La barca ha una vela, perché la Chiesa si lascia guidare dallo Spirito Santo: “Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito Santo”. Ma cosa succede alla Chiesa se essa non segue gli insegnamenti di Gesù? Se rifiuta di farlo salire a bordo? Ecco che vede la stessa sorte della barca di Simon Pietro: la barca vaga di notte, in cerca di pesci, ma i pescatori faticano e sudano invano e arrivano all’alba senza aver trovato nulla. Invece, se i pescatori gettano le reti “sulla parola” di Gesù, cioè sulla sua promessa salvifica, ecco che prendono “una così grande quantità di pesci che le reti si rompono”. I pesci sono i figli di Dio, riscattati dal mare della menzogna. La quantità di pesce straborda così tanto che Simon Pietro è costretto a chiamare i suoi compagni dell’altra barca. Ambrogio di Milano commenta dicendo che l’altra nave rappresenta la Giudea e che essa apparteneva a Giacomo e Giovanni. Nel separarsi anch’essa da riva, raggiunge la nave di Pietro e si unisce a essa, anzi i due apostoli salgono sulla nave di Pietro. “Tutti infatti si genuflettono nel nome di Gesù, sia giudei sia greci”.