Un invito

Passa quasi inosservato, un po’ perché presi dai preparativi, un po’ perché si perde il senso e la bellezza del significato della liturgia cristiana, un po’ perché molti collegano la Pasqua al caro coniglietto e alle uova di cioccolato, ma il giorno del Sabato Santo riveste una potente occasione di riflessione, di preghiera e di richiamo. Il Sabato Santo (da non collegare direttamente con la Veglia Pasquale, quella è appunto la veglia che ci fa vivere l’evento pasquale) è il giorno del silenzio, del tremendo silenzio della morte di Cristo. Tutto è fermo, tutto tace. Gesù è nel sepolcro. Sembra che Dio abbia smesso di esserci. Sembra la manifestazione di un fallimento. Era bravo quel Gesù, era bello, aveva fatto anche cose meritevoli di attenzione (i miracoli), era stato capace di portare un messaggio potente di speranza e di liberazione (senza violenza e senza bisogno di false notizie), eppure lo hanno arrestato, condannato senza vere prove, calunniato all’inverosimile, pestato brutalmente e poi crocifisso, e lasciato morire nell’ignominia della croce. Povero Gesù, pietosamente e frettolosamente deposto dalla croce e come esito finale messo a giacere in un freddo sepolcro. Il Sabato Santo è questo silenzio, il silenzio della morte, che colpisce come un pugno nello stomaco e dà fastidio. Così come dà fastidio pensare. Oggi più che mai.

Vai nelle case e c’è quasi sempre una televisione accesa per non sentire il “rumore” del silenzio. Il Sabato Santo è il giorno dove siamo chiamati a meditare e pregare su come la nostra vita, che va incontro alla morte, sia bisognosa di un senso e di un perché. Il silenzio del Sabato Santo è il silenzio dell’uomo contemporaneo che sta perdendo il significato del suo rapporto con Dio, che mette a tacere la domanda su Dio. E’ il silenzio di chi non si pone la questione di cosa possa dire Dio alla propria vita. Venga allora il Sabato Santo a far cadere le foglie di fico che coprono le false certezze sul fatto che non serve credere in Gesù, ma basta essere delle brave persone. E’ bello allora poter sostare in meditazione nelle nostre chiese, poter stare davanti al tabernacolo spalancato e vuoto, privo della Presenza dell’Eucarestia, per vivere l’attesa dell’Avvenimento che darà risposta alle domande dell’uomo. Stare davanti alla pietra del sepolcro per vederla poi rotolata via, per sentire l’annuncio della vittoria di Cristo sulla morte e sul male. Viviamo allora il Sabato Santo come preghiera, magari con la confessione, per prepararci alla gioia della Pasqua.                        don Luca