E’ in corso in questi giorni la storica visita del Papa in Iraq. Siamo di fronte ad un gesto di grandissimo significato. E questo sotto diversi punti di vista. Il Papa va come pellegrino nella terra fra il Tigri e l’Eufrate, dove ha avuto inizio la vicenda di Abramo, il patriarca. Quante volte abbiamo sentito parlare di Abramo e di quello che rappresenta per la nostra vita di fede. Di come Dio lo abbia chiamato e davanti alla promessa che il Creatore gli ha rivolto, Abramo ha avuto fiducia e ha seguito la volontà divina. Il Papa quindi va per ripercorrere come pellegrino, e lo fa indicandolo a tutti noi, il cammino di Abramo. Un cammino che ha preso il via da quelle terre del Medioriente e che noi siamo chiamati a vivere nella dimensione del riconoscimento delle promesse che Dio ci fa, manifestando la fiducia in Lui. Il Papa si reca poi in visita ad un territorio, e quindi ad un popolo, che negli ultimi decenni ha conosciuto diverse guerre e moltissime sofferenze. Chi di noi ha qualche anno si ricorderà della guerra fra Iran e Iraq, con un milione di morti, negli anni 80. Poi ci fu la guerra del Golfo del 1990 come risposta all’invasione del Kuwait. Arrivò poi la guerra del 2003 con l’invasione delle truppe della Coalizione. Infine la guerra scatenata dall’Isis a partire dal 2014. Come si vede una sequenza lunga di conflitti che hanno portato inevitabilmente morte e distruzione, sofferenze e fatiche specialmente nelle popolazioni civili e nelle fasce più deboli. L’ultima guerra scatenata dall’Isis si è caratterizzata anche per una marcata persecuzione contro i cristiani. Il Medioriente è la terra che per prima ha visto la presenza di comunità dopo la predicazione degli apostoli. E i fedeli in Gesù sono sempre stati una presenza significativa pur dentro il mondo islamico. Solo che la persecuzione portata avanti dall’Isis è stata fortissima e ha decimato la comunità cristiana. Il Papa va anche a dare un segno di vicinanza e di speranza. Va a porsi al fianco di queste donne e di questi uomini che hanno visto molti di loro uccisi dall’odio ma vittoriosi nella fede e fulgidi testimoni. Fra i cristiani in Iraq ci sono ancora quelli che parlano l’aramaico, la lingua usata da Gesù. Il viaggio è poi anche l’incontro col mondo islamico, con l’auspicio che questo serva ad annunciare la verità e creare un clima di rispetto e di cordialità. A noi spetta di accompagnare il Papa in questo viaggio e di chiedere che i frutti che esso potrà portare nel futuro siano segni di speranza e di pace. don Luca
