Capita lungo i “Cammini” di poter entrare nelle chiese che si incontrano sul percorso, alle volte la parrocchiale, altre volte chiesette o oratori magari aperti in modo fortuito. Sempre più spesso, infatti, i parroci preferiscono tenere chiusi i portoni a causa di furti di oggetti sacri ormai abituali.
Il nostro territorio, per cause storiche, è particolarmente ricco di edifici sacri, arredati da manufatti pittorici e plastici e molti sono gli artisti e gli artigiani conosciuti e non, che dal Medioevo sino ai giorni nostri hanno concorso ad impreziosirli; dagli arredi e dalle opere d’arte si traggono indicazioni delle usanze della popolazione locale, è possibile riconoscere le festività dalle immagini dei Santi Patroni o dalle devozione alla Vergine e, con un occhio un poco allenato, distinguere le diverse epoche di esecuzione e individuare chi le ha prodotte. Così diventa istintivo raffrontare immagini di identico soggetto pur se di epoche diverse o ipotizzarne la mano dell’autore.
Recentemente mi è capitato, visitando la chiesa di S. Fedele in Buglio in Monte, di essere attirata dalla pala di un altare dedicato alla Vergine per un richiamo immediato alla parrocchiale di S. Michele di Cremia dove è custodita una Via Crucis, della quale, il pittore Antonio Maria Caraccioli da Vercana (1727-1801) testimonia di suo pugno il pagamento per L. Imp. 168. Questa Via Crucis, dipinta ad olio su tela e collocata sulle pareti della navata, è luogo di ritrovo per il percorso devozionale che si tiene in ricordo della Passione di Cristo.
Avendo avuto modo di studiarla con particolare interesse in occasione della sua pubblicazione nel libro dedicato al paese, non ho potuto non relazionare la XIII stazione, la Deposizione dalla croce, con la bella Pietà incontrata per caso un mercoledì mattina, in occasione di una camminata lungo uno dei tanti sentieri turistici della nostra zona. E’ una tela ad olio incastonata nell’altare in scagliola di manifattura settecentesca dove si legge la Vergine piangente con Gesù riverso sul suo grembo; ai loro piedi, un angioletto vicino all’ampolla del balsamo tiene la corona di spine, un altro trattiene una mano esanime del Deposto mentre Dio Padre, lo Spirito Santo in forma di colomba e gruppi di cherubini li guardano dal cielo.
Una pubblicazione riporta che la tela sarebbe firmata Caracciolo, ma l’autore del testo darebbe la paternità a Battistello Caracciolo (1578-1635), pittore caravaggesco: io credo che l’omonimia abbia giocato in favore del pittore napoletano perché più famoso del vercanino… ma la pittura non ha nulla di secentesco.
Il raffronto stilistico deporrebbe invece per l’attribuzione al nostro Antonio Maria, supportato prima di tutto dalla XIII staz. di Cremia, ma anche da altre opere in affresco d’identico soggetto. Mi riferisco all’ossario di Germasino e alla Deposizione della chiesa dell’Addolorata in frazione Canete di Villa di Chiavenna.
La mia ipotesi sarebbe confortata anche da quanto lasciato scritto dal pittore: “Opera fatta nell’ossario di Buglio, lire imp. 220” (l’ossario è stato demolito negli anni Cinquanta del sec. scorso. Mi chiedo: c’era anche qui una Pietà?); e “Opera fatta in Buglio, paese della Valtellina, lire imp. 90”.
Rita Fazzini Trinchero
Preso dal n° 5 del notiziario “Hesed” della Comunità Pastorale “San Luigi Guanella”