Una testimonianza dall’abisso di Aleppo

«Nel pieno del caos collettivo per il sisma in atto la voce al telefono resta calma pur provata come può esserlo solo quella di chi è sopravvissuto a una guerra infinita. “Due scosse di terremoto fortissime, un inferno. Mai sentito nulla del genere”, spiega in perfetto italiano a La Stampa padre Bahkat Elia Karakach, parroco francescano di Aleppo che coordina nella martoriata città siriana gli aiuti della fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS). Il suo racconto della tragedia in corso è diretto e implacabile come una rasoiata mentre tutto intorno a lui è un disastro. Il frate della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Aleppo descrive uno scenario apocalittico e chiede protezione a Dio per gli sfollati che accoglie».
È quanto scrive oggi Giacomo Galeazzi sul sito web del quotidiano torinese.  Il religioso continua il suo drammatico racconto: «Un boato, come fosse esplosa una bomba in convento. Terremoto fortissimo, 50 condomini crollati qui ad Aleppo. Sotto i palazzi sbriciolati dal sisma c’è tanta gente. Impossibile dire ora quanti siano i morti. Stavamo dormendo tutti e siamo usciti in strada alle 4 di notte in mezzo alle macerie. Criticità imprevedibili, soccorsi impossibili». «Una situazione estrema, panico totale. Gente che scappava scalza al buio sotto la pioggia e con il freddo terribile di questi giorni. Qui adesso è un disastro e a complicare ulteriormente la situazione sono le condizioni climatiche molto difficili. Già prima del terremoto la luce elettrica c’era nelle case solo un paio d’ore al giorno. Ora siamo totalmente senza acqua né elettricità. Tremiamo al buio, al gelo e continua a piovere. Ci sono macerie ovunque. I primi momenti dopo la scossa delle 4.17 sono stati i peggiori. Il caos assoluto, l’incertezza su qualunque cosa. Anche la parrocchia è stata danneggiata dal sisma. Accogliamo gli sfollati nelle parti ancora agibili», prosegue il religioso, il quale aggiunge che in chiesa «ogni giorno facciamo la mensa per i poveri con 1.200 coperti. Oggi le cucine raddoppieremo i pasti offerti. Cerchiamo di soccorrere tutti quelli che si rifugiano da noi nel panico». Le scene di cui Padre Karakach è testimone sono spettrali. «Nelle strade solo urla a spezzare un silenzio angoscioso, irreale». Aiuto alla Chiesa che Soffre si unisce alla preghiera dei francescani, i quali stanno invocando «la protezione di Dio su questa popolazione già allo stremo dopo anni di conflitto devastante».  ACS sta facendo il possibile per individuare le priorità e portare i primi soccorsi. I bisogni sono incalcolabili. Ogni offerta, piccola o grande che sia, è preziosissima. Ci affidiamo alle Vostre preghiere e alla Vostra generosità.  Con gratitudine, Alessandro Monteduro
Direttore di ACS Italia