“Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Loide e tua madre Eunice, e che per ora, ne sono certo, è anche per te” con queste espressioni Paolo si rivolge al suo discepolo Timoteo (cfr. 2 Tm 1,3). San Paolo, che in quel momento si trova in prigione, scrive al suo giovane amico. Lo esorta a proseguire nel suo compito, ma pone al centro la questione principale: la fede in Gesù. Fede che Timoteo mostra di avere e che è anche frutto della testimonianza che in famiglia la mamma e la nonna gli hanno dato. Una schietta fede, la definisce Paolo, quella che anima Timoteo. Ed è da questa fede chiara e professata che possono nascere delle risposte generose nei confronti del Signore, come fa appunto il suo discepolo. Ma è bello vedere anche come queste generose risposte trovano, seppure in modo non esclusivo, la loro formazione proprio tra le mura domestiche, in famiglia. Se vengono ricordate la madre e la nonna di Timoteo è perché queste sono state delle figure significative dentro la comunità cristiana e dentro ovviamente la famiglia. Quanto preziose sono le figure familiari per poter trasmettere alla vita di fede. Più volte ricordo con gratitudine le figure dei miei genitori, delle mie nonne, di altri parenti che in tempi e modi diversi mi hanno permesso di vivere la mia vita cristiana, mi hanno facilitato nel mio incontro personale con Gesù. Se è inoppugnabile che poi la scelta è della singola persona, e che il Signore sa tirar fuori “figli di Abramo anche dalle pietre” (cfr Mt 3,9), è indubbio che una educazione alla fede vissuta in famiglia è un grande dono che una persona può ricevere. E’ vero, senza tanti giri di parole, questo oggi è un punto dolente, molto dolente. Quante volte sento i bambini che mi dicono che volentieri verrebbero a Messa: “Ma la mamma e il papà non mi portano”, oppure sentirsi dire che la domenica non c’è spazio per la Messa perché: “tanto si va al Fuentes (mi scuso per la pubblicità ma sappiamo tutti cos’è)”… Genitori che non vanno a Messa e che magari al figlio sanno insegnare un bel rosario di imprecazioni e bestemmie (anche queste purtroppo…). Ma anche di fronte a ciò, la Buona Notizia del Vangelo non si ferma. La fede che il Signore ci ha dato, la “fantasia” dello Spirito Santo, la preghiera di tante brave persone, la testimonianza di presenza e di carità che tutti i battezzati possono dare, è il modo con cui ancora oggi si può offrire, a piccoli e grandi, la possibilità di incontrare Gesù. Riscoprire la dimensione “missionaria” che le nostre parrocchie hanno davanti ad un mondo che sempre più lascia fuori Cristo dalla propria vita, ma che dimostra di averne tremendamente bisogno. don Luca
