don Renzo Beretta, un prete per il Vangelo

Ricordo vent’anni fa, il 20 gennaio 1999, quando venni a sapere dell’omicidio di don Renzo Beretta. Non conoscevo di persona questo sacerdote, e penso di non averlo mai incontrato. Ne avevo sentito parlare per la sua accoglienza alle persone che venivano a bussare alla porta della sua Parrocchia, Ponte Chiasso, collocata proprio a pochissimi metri dal confine con la Svizzera. Come sempre quando si sente parlare nel clamore della situazione, non si hanno mai le conoscenze complete e chiare, cosa che arriva poi col tempo. Di sicuro la notizia della sua morte mi colpì molto: un prete, come lo sono io, della città dove sono nato e cresciuto e della stessa Diocesi.  Il fatto suscitò molte reazioni su diversi fronti. Ci furono momenti dove contavano quasi di più le opinioni che lo sguardo profondo sulla realtà. Come sempre il tempo è veritiero. A distanza di tempo la figura e il sacrificio di don Renzo appaiono sempre più nella loro verità e nella loro importanza. Emerge la figura di un sacerdote che ha improntato la sua vita sulla logica del Vangelo. Questo non solo nei gesti di accoglienza che fece a Ponte Chiasso, ma anche negli anni precedenti quando fu inviato come vicario prima e parroco dopo in alcune Parrocchie della nostra Diocesi. L’accoglienza venne fatta nei confronti di quelle tante persone che in quel momento scappavano dalle guerre come quelle della ex Jugoslavia, Libano, Kosovo, Kurdistan. Persone che scappavano dagli orrori e dalla morte. Insieme a queste c’erano anche tanti altri poveri che bussavano alle porte di questa Parrocchia di frontiera. In don Renzo si può vedere il prete che plasma la sua vita secondo gli insegnamenti del Vangelo. Lo descrisse molto bene il Vescovo Alessandro Maggiolini in occasione della celebrazione del funerale fatta in Duomo a Como: «Sarebbe errato immaginare un don Renzo filantropo, rivoluzionario o pacifista. Amava il fratello perché si sentiva amato da Dio». Queste parole non solo dipingono la figura di questo sacerdote, ma pongono a tutti noi la giusta considerazione che ci vede prima amati da Dio, e il sapersi amati rende possibile una vita che segua il Vangelo. Un esempio quello di don Renzo, che si può estendere a tutte le vocazioni che scaturiscono dal Battesimo. Un insegnamento che oltre alle parole e ai gesti è “firmato” con la sua vita, col suo sangue. E’ bello poter vedere come la nostra Chiesa è stata capace ed è capace di esprimere bei frutti di testimonianza e fedeltà a Gesù.                don Luca