Diritti o delitti?

Ha tenuto banco recentemente nei dibattiti politici e sociali il tema dell’aborto. L’ultimo incontro dei principali paesi del mondo, tenutosi proprio in Italia, ha visto non poche polemiche proprio su questo tema. Aggiungiamo che si continua a sottolineare l’interruzione di gravidanza volontaria come un diritto alla salute. Poi la vicina Francia ha inserito l’aborto fra i diritti dei suoi cittadini sanciti dalla Costituzione. Già questo mostra come la volontà di chi guida la vita di molti cittadini europei o di cultura occidentale sia chiaramente indirizzato in una direzione, purtroppo, ben precisa: la vita del nascituro non è un bene. Della vita del bambino concepito nel grembo della madre si può disporre come si vuole, come se fosse una parte superflua da eliminare. Questi atteggiamenti non fanno altro che porre l’accento su come la vita non sia un valore, ma un aspetto da regolare secondo le convenienze del momento. Se la vita di una persona viene tolta per difendere diritti di altre allora si arriva ad un punto dove il più forte prevale sul più debole, dove si arriva a quella che è una logica per la quale il “non me la sento” diventa il metro sul quale decidere se un essere vivente debba morire o meno.  Questa logica, normata dalla legislazione, crea poi nelle masse una mentalità che diventa convinzione, con situazioni che diventano paradossali.

Capita non di rado che manifestazioni imbastite per difendere i diritti (o presunti tali) della donna, dove si sfocia nella violenza e nell’insulto verso chi difende la vita. Ne sono prova i continui assalti verbali e anche fisici contro i movimenti che sostengono la vita. Inoltre vi è la frequente modalità di interrompere gli interventi di relatori in incontri pubblici, quando questi sono fra quelli che sostengono la vita del nascituro. Il tutto è paradossale, per la violenza che nasce da posizioni che vogliono difendere dei diritti senza dare il diritto all’altro di parlare. E poi ci si riempie la bocca di espressioni come libertà di parola e di opinione… Ma ciò che colpisce è anche il fatto che si parla di aborto come se fosse una conquista della società e la società stessa vive un inverno demografico spaventoso. Non si vogliono bambini (che sono poi persone) ma poi ci si lamenta perché non c’è gente ad occupare i posti di lavoro che rimangono vuoti. Si rifiuta la vita ma poi si punta l’indice accusatorio sul fatto che le pensioni sono a rischio. Non va bene una società di “vecchi” (mi scusino l’espressione) ma si impedisce di far nascere i bambini. Si vogliono i diritti ma poi si commettono delitti. Perché, piaccia o no, l’aborto è l’uccisione di una persona.                      don Luca