Numerose testimonianze parlano di un santuario edificato dai cristiani in memoria di quel primo miracolo di Gesù; affermano anche che si conservavano una o due anfore e che nel villaggio c’era una fonte. Kefer Kenna è a sei Km da Nazareth, sulla strada che scende a Tiberiade. L’insediamento, provvisto di una sorgente, risale almeno al II secolo prima di Cristo. Pare che nel XVI secolo i suoi abitanti, che erano in maggioranza musulmani, conservassero la tradizione del luogo dove Gesù aveva realizzato il miracolo. I pellegrini trovarono lì un’abitazione sotterranea alla quale si accedeva dalle rovine di una presunta Chiesa, la cui costruzione fu attribuita all’imperatore Costantino e a sua madre Sant’Elena. Nel 1641, alcuni francescani si insediarono nell’abitato e cominciarono le pratiche per recuperare quei resti, dei quali entrarono in possesso solo nel 1879. Nel 1880 fu edificata una piccola chiesa che successivamente fu ingrandita, tra gli anni 1897 e 1906. Nel 1885 fu edificata anche, ad alcune centinaia di metri di distanza, una cappella in onore di San Bartolomeo -Natanaele- che era originario di Cana (Cfr. Gv 21,2). In occasione del Giubileo del 2000, si approfittò di una ristrutturazione del santuario per realizzare una ricerca archeologica per completare un altro studio del 1969. Gli scavi hanno portato alla luce, oltre alla chiesa medievale, quello che poteva essere una sinagoga del III-IV secolo, costruita sui resti di abitazioni precedenti, che risalgono al I secolo.
Segni Fin dai tempi più antichi, la ricchezza e la densità del racconto di San Giovanni sui primi passi del Signore nella sua vita pubblica hanno alimentato la riflessione cristiana. Attraverso una narrazione piena di grande ricchezza teologica, il miracolo di Cana segna l’inizio dei segni messianici, annuncia l’Ora della glorificazione di Cristo e manifesta la fede degli apostoli in lui. Per questo, è significativo che San Giovanni abbia riportato la presenza e l’azione della Madonna in quel momento. Durante quella festa di nozze, Santa Maria si accorge che manca il vino e ricorre a Gesù perché ponga rimedio alla necessità degli sposi. “A prima vista -osserva Benedetto XVI-, il miracolo di Cana sembra staccarsi un poco dagli altri segni compiuti da Gesù. Che senso può avere il fatto che Gesù procuri una sovrabbondanza di vino -circa 520 litri- per una festa privata?” (Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, Gesù di Nazareth). Per il Santo Padre, è un segnale della grandezza dell’amore che troviamo al centro della storia della salvezza: Dio “che sperpera stesso per la misera creatura che è l’uomo (…). La sovrabbondanza di Cana è perciò un segno che la festa di Dio con l’umanità -il suo dono di sé per gli uomini- è cominciata”. In questo modo, la cornice dell’episodio – un banchetto di nozze- diventa segno “di un altro Banchetto, quello delle nozze dell’Agnello che, alla richiesta della Chiesa, sua Sposa, offre il proprio Corpo e il proprio Sangue” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2618).
L’intercessione della Madonna La donazione del Signore agli uomini ha la sua ora, che a Cana non è ancora arrivata. Tuttavia, Gesù l’anticipa grazie all’intercessione della Santissima Vergine: “Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone «in mezzo», cioè fa da mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può – anzi «ha il diritto» – di far presente al Figlio i bisogni degli uomini” (Giovanni Paolo II). “Maria fa da mediatrice non come un’estranea, ma nella sua posizione di madre”. A ragione molti autori hanno visto un parallelismo tra il miracolo di Cana, in cui la Madonna si occupa con sollecitudine materna di coloro che le sono accanto, e il momento del Calvario, dove San Giovanni la riceve come madre di tutti gli uomini. “La Madonna, che pure è sempre Madre, sa mettere i suoi figli di fronte alle loro specifiche responsabilità. A coloro che si avvicinano a Lei e ne contemplano la vita, Maria fa sempre l’immenso favore di portarli alla Croce, di porli di fronte all’esempio del Figlio di Dio. E in questo confronto in cui si decide la vita cristiana, Maria intercede perché la nostra condotta culmini nella riconciliazione del fratello minore — tu e io — col Figlio primogenito del Padre. Molte conversioni, molte decisioni di dedizione al servizio di Dio sono state precedute da un incontro con Maria. La Madonna ne ha alimentato il desiderio di ricerca, ha stimolato maternamente le inquietudini dell’anima, ha promosso il desiderio di un cambiamento, di una vita nuova. E così quel fate ciò che Lui vi dirà si è trasformato in opere di amorosa donazione, in vocazione cristiana che illuminerà, da quel momento in poi, tutta la vita”.