
Ma Dio, pur di fronte all’umano limite del dolore, sa trarre il bene dal male. Gesù stesso, per redimere l’umanità, ha voluto scegliere proprio quell’elemento che maggiormente l’uomo detestava: il dolore appunto. In questo modo il dolore, da elemento negativo, diventa elemento da cui poter trarre una realtà positiva. Gesù dona all’uomo la possibilità di cooperare con lui a redimere i fratelli, utilizzando, la sofferenza, che ovviamente non è cercata in quanto tale, ma è trapassata da uno sguardo diverso. Noi abbiamo così acquistato la possibilità di aiutare i nostri fratelli anche attraverso il dolore. Che differenza passa fra chi vive il dolore nella preghiera, offrendo la sua sofferenza unendola alla Croce di Cristo, chi pur nel limite fisico non si chiude in sé stesso ma si fa strumento di prossimità e di testimonianza agli altri. Quante volte da esperienze di dolore sono sorti gesti e segni di carità e speranza. E’ sempre bene ricordare che il vero compimento dell’uomo è la salvezza, che gli apre la dimensione dell’eternità in Paradiso. Per giungere a questo compimento non è possibile tagliare fuori la dimensione della sofferenza. Il dolore, come l’amore, esisterà fino a che ci sarà vita. L’amore però resterà eternamente, mentre il dolore avrà fine. In definitiva è l’amore che salva e unica condizione per valorizzare il dolore è restare uniti a Gesù, come tralci alla vite. L’amore di Cristo ci abbraccia anche nei momenti meno facili e possiamo sentire in essi la Sua dolce Presenza e il Suo misericordioso abbraccio. E con Lui ci accompagna Maria, Madre Sua e Madre nostra. Lei che è stata sotto la Croce ha visto la sofferenza ma ha gustato anche l’amore e la salvezza. don Luca