E’ sorprendente notare come sia in atto, ovviamente in modo molto dolce, un cambiamento dell’uso di alcune parole che vengono sostituite da altre. Lascio perdere per il momento il dilagante uso delle lingue straniere, specialmente l’inglese, anche per definire concetti che hanno nella lingua italiana molteplici possibilità di descrizione. Mi riferisco piuttosto al scientifico oscuramento di alcuni termini che sono di evidente richiamo ad un significato. Scendendo nel concreto vediamo in questo periodo, per il Natale, l’impazzare di diverse definizioni: “festa della luce” (sponsor Enel magari …), “festa della pace” (si è appena finito di parlare male della maestra o della vicina, ma scambiamoci lo stesso gli auguri …), “festa di babbo natale” (una figura alquanto strana, simile ad un bonario pacioccone, ma in realtà una bella propaganda commerciale), “festa dei sentimenti” (si sa a Natale siamo tutti più buoni … ma veramente?), “festa della neve” (ma se non scende … niente festa?). Se ci spostiamo più avanti il 6 gennaio, non è l’Epifania, ma la befana…! (certo a cavalcioni sulla scopa con un passeggero di dubbia estetica, e di cui si sa ben poco, il mondo è sicuramente migliore…). E di esempi simili se ne possono fare tanti altri, in diverse circostanze. Ma questi cambiamenti cosa dicono? Ci pongono di fronte l’oscuramento del significato della festa. Natale, con buona pace di molti beati pensatori, è solo e unicamente la Nascita di Cristo. Ecco quello che si vuole oscurare, anche con l’uso di parole accattivanti e simpatiche. Si cerca quindi di ridurre la portata di un avvenimento, l’Avvenimento per eccellenza, dove Dio manifesta la sua vicinanza all’umanità. Una umanità che oggi soprattutto è magari ricca di babbo natale e befane, ma per alcuni casi povera di significato sul proprio destino, sulla vera realizzazione della propria vita. Cristo si è fatto uomo non per darci un generico “vogliamoci bene” ma per aprirci la strada dell’incontro fra Dio e l’uomo, per donarci non solo il Paradiso, ma una vita bella, vissuta in una dimensione di amore che arriva nel profondo, e che si chiama santità. Lasciamo quindi che possa accadere per ciascuno di noi, non l’incontro con la banalità e il vuoto, ma con Gesù che nasce per dire alla mia vita l’instancabile Amore di Dio per me. Se guardiamo a quello che la liturgia ci offre vediamo in realtà cosa significa questa festa. Sia allora la dimensione della preghiera e della celebrazione eucaristica le realtà che ci orientano veramente a capire il senso del Natale, a vedere il vero significato di questa parola. Solo la capacità di contemplare la verità ci può permettere di assaporare un Avvenimento che si dilata ben oltre il giorno del 25 dicembre. Allora sì che possiamo farci dei sinceri auguri. don Luca