Come abbiamo potuto constatare nei giorni scorsi si sono aperti spiragli di speranza per la vicenda che coinvolge israeliani e palestinesi. Parlare di pace sembra in questo momento ancora prematuro. Si può parlare di sospensione delle operazioni militari, di un accordo di non belligeranza, ma la pace intesa nel senso proprio del termine, è ancora da venire. E’ sicuramente l’auspicio, il desiderio profondo, di vedere le parti in causa poter vivere accanto, in un clima non segnato dalle fatiche attuali. L’attacco del 7 ottobre 2023 e la conseguente reazione hanno creato un solco profondo fra i due popoli che vivono nella Terra di Gesù. E’ vero che fin dal sorgere dello Stato di Israele, 1948, e ancor prima, fra israeliani e paesi arabi c’è stata tensione, sfociata in diverse guerre, ma si augurava che il tempo, le trattative portate avanti nei decenni scorsi, potessero condurre ad un clima di relazioni più distese. Adesso siamo in un momento sicuramente difficile, ma la speranza della pace vera non tramonta, non deve tramontare. E’ commovente vedere come fra le due parti in conflitto, il mondo ebraico e quello arabo mussulmano, che sono entrambe numericamente significative, vi è una minoranza viva e vivificante che è quella dei cristiani. Cristiani che sono presenti fin da quando è sorta la Chiesa, che sono coloro che vivono nei luoghi segnati dalla presenza di Cristo. I cristiani che pur fra mille difficoltà rimangono in questa terra, santa e allo stesso tempo tribolata.

Dal loro esserci può sorgere la possibilità della rinascita, questo perché essi sono chiamati a riandare alla Pasqua di Gesù, a Colui che risorgendo ha sconfitto la morte e il male. Male e morte che sono stati seminati dalla violenza dell’uomo, che preda dell’odio è capace di vedere nell’altro non un fratello ma solo un nemico. Sono molto belle le parole del Cardinal Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme: «La tomba vuota di Cristo, presso cui mai come in questi due anni il nostro cuore ha sostato in attesa di una risurrezione, ci assicura che il dolore non sarà per sempre, che l’attesa non sarà delusa, che le lacrime che stanno innaffiando il deserto faranno fiorire il giardino di Pasqua. Come Maria di Magdala presso quello stesso sepolcro, noi vogliamo continuare a cercare, anche se a tentoni. Vogliamo insistere a cercare vie di giustizia, di verità, di riconciliazione, di perdono: prima o poi, in fondo ad esse, incontreremo la pace del risorto. E come lei, su queste vie vogliamo spingere altri a correre, ad aiutarci nel nostro cercare». Preghiamo perché non manchino mai i veri cercatori di pace, la pace vera che viene da Cristo risorto. don Luca

