Cosa è per me la Pasqua?

Davanti alla frase: “l’evento centrale della storia è per il cristiano la morte e la risurrezione di Gesù” potremmo vedere che reazioni suscita in noi. E’ interessante notare se questo fatto, realmente accaduto, è dirompente dentro la mia vita. Ma prendendola un po’ larga (mi scuseranno i miei cinque lettori…) si può constatare come la fonte di alcuni malesseri dell’uomo contemporaneo sta nell’aver smarrito il significato di molte cose che fa. Torniamo per un attimo alla domanda di cui sopra: “cosa è per me la Pasqua?” e proviamo a rispondere mentalmente con la prima cosa che ci viene in mente (agnello arrosto, uova di cioccolato, pranzo con chi vuoi – Natale con i tuoi -, apro la casa al monte, … o chissà?). Si può notare che la Pasqua possa essere spiegata in molti significati, ma quali di questi è quello vero? D’istinto la persona, piuttosto che farsi delle domande che possono diventare inquietanti, preferisce stemperare tutto nella inconsapevolezza di una festa senza contenuti, che, proprio perché priva di oggetto, consenta di andare tutti spensieratamente d’accordo. Di andare d’accordo sul niente. Andare d’accordo è bello, ma andare d’accordo sul niente è insensato.

Proviamo allora a vedere di cercare il vero significato della Pasqua.  “Avevano con lui alcune questioni riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita” (Atti degli Apostoli 25,19). Con queste parole il procuratore romano Porzio Festo coglie il nocciolo della disputa che contrapponeva gli Apostoli con i capi dei Giudei. Gesù di Nazareth, morto sulla croce sotto Ponzio Pilato, è vivo o è morto? Domanda attuale anche oggi.  Essere cristiani vuol dire aver accolto il fatto che proprio quel Gesù di Nazareth è oggi veramente, realmente, corporalmente vivo. Tutto il resto nel cristianesimo – l’attenzione ai poveri, l’amore per la giustizia e la pace, la speranza di una vita futura – ha necessità di questo fondamento. Non sui “valori” o sulle idee si gioca l’identità cristiana, ma sull’evento pasquale. La Pasqua è dunque per sua natura una festa provocatoria perché impedisce la neutralità a proposito di Gesù. Non si può venire a compromessi su un fatto né si può evitare di prendere posizione. La Pasqua ci porta ad una provocazione coinvolgente. Perché non c’è di mezzo solo la risurrezione di Cristo, ma c’è di mezzo anche la nostra resurrezione. Poniamoci la domanda: fra l’uomo e la morte chi è vincitore? La risposta parrebbe la morte, perché anche di fronte al progresso e alla scienza, essa è solamente rimandata di qualche anno o mese. La Pasqua invece ci dice che alla fine il vincitore sarà l’uomo (io, i miei cinque lettori e sicuramente anche qualcun altro…) perché l’uomo risorgerà. Può essere follia, ma è la prospettiva che rende ragionevole l’esistenza. Proviamo a pensarci e a crederci. Buona Pasqua!  don Luca