La festa liturgica di San Giuseppe si colloca abitualmente nel cuore della Quaresima e agli albori della stagione della primavera. A San Giuseppe è poi abbinata anche la festa del papà. Mi ha fatto specie la notizia (ma c’è ancora poi da stupirsi…?) della scuola dove la preside ha annullato le attività preventivate per la festa del papà, adducendo al fatto che non esistono più le “famiglie modello” e che bisogna rispettare le diverse situazioni. Mi è capitato non poche volte di avere amici e coetanei, o alunni a scuola o bambini in oratorio, che non avessero più il papà (o la mamma) perché prematuramente scomparsi. E’ vero che a volte per loro festeggiare il papà poteva aprire dei ricordi, ma è pur vero che il papà lo hanno avuto e che semmai questa festa poteva servire anche per ricordarlo con affetto e rinsaldare un legame da vivere sicuramente in modo diverso e particolare. La figura paterna, che San Giuseppe ci pone di fronte al custodire, proteggere e dare gli utili insegnamenti ai figli. Il falegname di Nazareth fece questo con Gesù, lo custodì dalle difficoltà e prove che fin dalla nascita ebbe a patire oltre che a dargli l’appartenenza alla dinastia di Davide, di cui Giuseppe era discendente, e gli insegnò tante cose, fra cui anche il mestiere di carpentiere.


La figura paterna, maschile, è di grande importanza per la formazione della persona, così come ovviamente quella materna, femminile, della madre. Il padre è colui che si prende cura e da le indicazioni essenziali al figlio in merito ai valori e alla educazione. Non è sempre una questione misurabile nella quantità di tempo, ma nella qualità dei rapporti. Mi ricordo da bambino e ragazzo, di mio papà che lavorava tutta la giornata, ma quando alla sera era a casa, per me e i miei fratelli bastavano poche parole e semplici gesti per essere certi dell’affetto e ricevere le giuste indicazioni che avremmo dovuto accogliere e mettere in pratica. Nel caos educativo che oggi è sotto gli occhi di tutti una delle cause, non l’unica sia chiaro, è quella della latitanza o della impalpabilità della figura paterna, che in molti casi è assente o distolta dai suoi compiti principali. Padri che a volte sono poco vicini ai figli non nel tempo da dedicare ma nei valori da trasmettere con l’esempio e la vita. Padri che sono chiamati a riscoprire una positiva e serena identità paterna, capace di donare ciò di cui i figli hanno bisogno da loro. don Luca