In questi giorni è stato ultimato il trasloco dell’archivio storico e di quello attuale di Cremia nell’apposito locale ricavato presso la casa parrocchiale di Musso. Sono presenti quindi i tre archivi delle nostre tre parrocchie in uno spazio debitamente ricavato per questo, facilitando la praticità e la consultazione. E’ poi presente nella sala un tavolo con sedie per poter svolgere, per persone incaricate e o autorizzate, le necessarie ricerche. Vanno sì ancora disposti in modo più funzionale e ordinato alcuni aspetti e alcuni materiali, ma un buon passo è stato fatto. Anche l’archivio, che pure è la memoria delle cose passate è sempre una realtà che ha necessità di cure e migliorie al presente. Portare i tre archivi insieme è sicuramente un passo che dice la direzione che stiamo prendendo di una Comunità Pastorale che in molti dei suoi aspetti cammina insieme. Guardando lo spazio dell’archivio si nota come siano tre materiali diversi e distinti e comunque vicini, insieme. Come le nostre parrocchie. Vedere un archivio ti pone di fronte alla storia e al passato, di cosa ha generato la vita di una Comunità cristiana, quali sono state le sue vicende, le sue crescite ma anche le sue fatiche. La memoria che è racchiusa nella storia non è un fatto puramente statico, non è solo uno sguardo all’indietro. E’ anche una possibilità di leggere nel presente quali siano gli arricchimenti per il cammino che si sta intraprendendo e che si vuole percorrere. Sentire i discorsi che hanno l’incipit nella frase: “Una volta era così” o “Una volta era diverso” sono da un lato il positivo manifestare di tradizioni che hanno animato la vita delle parrocchie, ma dall’altro lato sono il pericoloso rinchiudersi dentro un passato, che con buona pace di tanti, non c’è più, col rischio di saltare il presente limitandosi ad una sterile e vaga nostalgia. Ciò è molto pericoloso perché non fa crescere, anzi chiude la misura di uno sguardo che è chiamato ad abbracciare “questo” presente. Lo si nota nello stile con cui alcune persone vivono, meglio non vivono, l’essere dentro la propria comunità (parrocchiale e pastorale) dove ci si rifugia in banali scusanti e si va a cercare la ripetitività di aspetti del passato che sono solo la paura della novità perenne della fede che chiede di crescere e non regredire. La memoria viva e vivace è quindi al contrario capacità di cercare nelle radici lo stimolo per rendere vitale il presente per aprirsi, nel nostro caso, ad un futuro insieme dove la diversità si colloca nell’unità. Un po’ come il nostro archivio, tre storie distinte ma poste accanto e chiamate ad accogliere nuove pagine di storia insieme. don Luca
