Il passaggio nel nuovo anno ci consegna la possibilità di poter considerare le cose nell’ottica di una novità. E’ un passaggio simbolico – se ci si pensa è poi un giorno che segue un altro – ma carico di attesa. E’ vero anche che si rischia di cadere nella vuota retorica o nei bei propositi di inizio anno che poi immancabilmente lasciano il passo alla dimenticanza degli stessi. Se penso a quello che ho sentito un anno fa con l’inizio di un nuovo decennio, con prospettive più o meno rosee, con gli immancabili auguri di buon tutto e di belle cose, la poesia ora mi scappa un po’… Non che sia cinico, ma semplicemente desidero qualcosa di più. Desidero non perdere nulla di quello che adesso sto vivendo. Non posso aspettare un anno nuovo spostando in un domani futuro le attese di bene. Il bene lo cerco qui e ora. Anche se segnato da situazioni negative, che non avremmo mai pensato dieci mesi fa, nulla toglie che questo è un tratto di vita che va vissuto. Non ha senso sospendere il mio presente, pur limitato in tante cose, con l’attesa di nuovi orizzonti. Guardare avanti vuol dire che adesso sono chiamato a costruire la mia vita. I mesi trascorsi mi hanno messo di fronte a fatiche, a sofferenze viste nei volti di chi ha perso i propri cari senza poterli abbracciare, a persone con difficoltà economiche, ad una vita di comunità cristiana cambiata nei tempi e nelle circostanze. Ho percepito più acutamente la provvisorietà e la fragilità di cui sono portatore, ma anche la bellezza di una fede che mi accompagna e mi rende certo anche in questi momenti. Ho visto in questi mesi la testimonianza bella di persone che hanno incrementato la loro carità, aprendo il proprio cuore e le proprie mani per aiutare il prossimo. Non penso solo ai lodevolissimi medici e infermieri, ma anche a persone che nei nostri paesi, nelle nostre parrocchie hanno dato un segno di luce. Luce nel buio della paura e della diffidenza. Ho visto donne e uomini che hanno incentivato la loro preghiera e il loro desiderio di rimanere legati a Gesù. Quante volte ho sentito dire: “Mi manca la Messa, mi manca l’Eucarestia”. Questo pur se in molti hanno pensato che la televisione sostituisse in toto l’esperienza con Cristo, o ne hanno fatto anche a meno, come se vedere un abbraccio sul video sostituisse la dolcezza e la forza di braccia che stringono al cuore. In donne e uomini, che nel recente passato e nel presente, vivono la loro fedeltà a Cristo, vedo i segni di una comunità cristiana che può crescere e fortificarsi. Non so nei numeri – sono in mano alle libertà degli individui – ma certamente nel gioioso senso di appartenenza al popolo di Dio. Guardo avanti con i piedi ben saldi nel presente, entrando nel nuovo anno sapendo che non arriva una bacchetta magica che cancella tutto, ma che è dato alla mia scelta il pormi dentro la realtà. Chiedo alla Madonna e a San Giuseppe (un anno dedicato a lui, non è un caso) di aiutarmi ad avere sempre il desiderio di cercare la volontà di Dio, per fare a Lui ciò che è gradito, con semplicità e umiltà. Guardiamo avanti… don Luca
