I cieli

Nella Sacra Scrittura, così come nelle preghiere, viene richiamato spesso il termine “Cielo”. Quando parliamo di cielo e terra indichiamo tutto ciò che esiste. Noi adesso siamo in terra e nei cieli sappiamo che c’è Dio (“Padre nostro che sei nei cieli”) insieme alle creature spirituali, gli angeli (non dimentichiamo che uno dei nostri patroni è un arcangelo), e Dio ci ha messi sulla terra per adempiere in modo positivo alla sua volontà e quindi operiamo, amiamo, viviamo con attenzione ciò che ci viene dato. Il cielo è il luogo di Dio, e noi, per intanto, lo guardiamo sapendo che è il luogo della sua gloria. Se restiamo rapiti nel vedere un cielo azzurro limpido oppure un cielo notturno stellato, contemplandone la bellezza possiamo essere richiamati alla dimensione dell’infinito, di qualcosa più grande di noi. Nella fede sappiamo che saremo stabile dimora in cielo grazie alla iniziativa di Dio. E’ Dio che getta una scala fra la realtà celeste e quella terrena, come aveva fatto nel sogno di Giacobbe, dove una scala congiungeva la terra al cielo. Ma è con la venuta di Cristo che questa strada si è aperta in modo speciale. Lui, Cristo, è “disceso dal cielo” (Gv 3,13) e conclusa la sua vicenda terrena “fu elevato in cielo” (Lc 24, 51).

E siccome questi due estremi toccano li mistero dell’Incarnazione, ci viene mostrato come Gesù abbia compiuto la sua presenza sulla terra, per condurci un domani tutti in cielo. Questi semplici passaggi ci ricordano che siamo chiamati a non dimenticarci delle realtà celesti, e che la dimensione terrena, nobile e importante nella quale siamo chiamati a spenderci nell’opera di Dio, è transitoria. Nel Vangelo, Gesù prega alzando gli occhi al cielo, e San Paolo insegna a pregare alzando le mani al cielo (1Tm 2,8), ciò ci ricorda che la preghiera è rivolta anzitutto a Dio e che le vicende terrene possono essere illuminate dalla Grazia di Dio che discende dal cielo. Cercare “le cose di lassù” (Eb 9,24) e accogliere la promessa di “un cielo nuovo e una terra nuova” (Ap 21,1) non è vivere disincantati e senza aggancio al presente, ma è ricordare al presente che siamo fatti per qualcosa di grande, che supera la dimensione materiale, che dona pieno compimento a tutta la nostra esistenza. E’ la grande speranza che Dio ci ha dato e di cui abbiamo bisogno. La preghiera e una sana vita di fede, vissuta nella fedeltà, ci permettono di domandare e cercare questa speranza. don Luca