Come un fulmine a ciel sereno è arrivata martedì mattina la notizia della uccisione di don Roberto Malgesini. Era il giorno in cui si ricordava la Madonna Addolorata, ed avevo appena finito di celebrare la S. Messa quando appresi il fatto. Proprio nella predica pochi minuti prima avevo ricordato come nella vita di Maria, così come nella nostra, sono presenti le prove, il dolore e anche la morte, ma che tutto è trapassato dalla presenza di Cristo e dalla Sua Salvezza che vince peccato e morte e che dà alla nostra vita una incommensurabile speranza, oltre che darci la certezza della fede che ci orienta. Cercando di elaborare a mente fredda, dopo aver subito l’urto di questo avvenimento, mi sono calato nelle circostanze che la celebrazione di quel giorno aveva offerto. Ho colto nei fatti accaduti don Roberto che saliva sulla Croce facendo quello che tutti i giorni compiva, ovvero essere prete nelle circostanze che il suo ministero gli aveva consegnato nella cura e attenzione alle persone bisognose. Sicuramente non si immaginava quello che sarebbe accaduto, ma stava vivendo la sua vocazione, il suo essere prete. Per un prete prendere la Croce vuol dire compiere, in quello che il ministero sacerdotale chiede, la volontà di Dio. Don Roberto ha compiuto il suo “martirio”, cioè ha dato la sua testimonianza (“martire” in greco vuol dire proprio “testimone”), fino a donare la vita. Non lo ha fatto con la consapevolezza che quella mattina avrebbe trovato la morte, ma lo ha fatto per servire Cristo accogliendo e ascoltando chi in quel giorno avrebbe incontrato, anche il suo assassino. La tragicità di quello che è accaduto fa emergere la bellezza di una vita donata, donata per amore. Quando si diventa sacerdoti lo si diventa non per scelta ma perché chiamati da Cristo. E Gesù ci ha promesso la Sua Amicizia, ci ha detto che sarebbe stato sempre con noi e che agendo nel suo nome avremmo potuto consacrare il pane e il vino perché diventassero il Suo Corpo e il Suo Sangue. E sempre nel Suo Nome avremmo potuto assolvere dai peccati e donare la fede nel Battesimo. Ci ha detto di essere come il Buon Pastore che dona la vita per le sue pecorelle, e non ci ha nascosto la Croce, anzi ce la messa di fronte perché venisse abbracciata. Ma dalla Croce giunge sempre la Salvezza. Don Roberto martedì ha abbracciato la sua Croce in modo totale e definitivo per essere introdotto nella salvezza di Cristo e per dare a ciascuno di noi un esempio a cui guardare. A tutte le persone che in questi giorni mi hanno citato il fatto di don Roberto ho sempre invitato a pregare per lui e ad imparare da lui. Tante parole sono state dette su questo fatto, tante belle ma anche tante letture distorte. Rimanga l’esempio di un prete della nostra Chiesa di Como che ha amato e servito Cristo. Questo ci serve. don Luca
