La ricchezza umana di «consumare» il cibo

Un’altra componente del banchetto è la consumazione. Lavorare, procurare il cibo o i soldi per comprarlo, sottopongono l’uomo alla logica della produzione. Sebbene lo scopo ultimo del lavorare e produrre sia il benessere umano, l’atto stesso del produrre porta gli individui a sentirsi degli strumenti per realizzare il prodotto. Qualunque sia il tipo di prodotto, il lavoro per ottenerlo richiede serietà, responsabilità e spesso anche fatica. Da ciò emerge che nel lavoro l’uomo è per il cibo. Quando invece l’uomo mangia le parti si invertono, perché è il cibo a essere per l’uomo. Nel pasto non si rivela il lavoratore ma il consumatore: l’individuo non è lo strumento per il prodotto, ma il fine del prodotto. Non sono più in primo piano la responsabilità e la fatica, ma la soddisfazione e il piacere; non più le leggi da seguire per ottenere il prodotto, il cibo, ma la libertà di scegliere il prodotto, di consumare il cibo. Il consumare è il tempo della festa, del piacere, della libertà. I riti religiosi si pongono in questa linea, dato che non sono luoghi di produzione ma di consumo. Vi sono, indubbiamente, dei riti fatti per facilitare la caccia o la coltivazione; nel rito, però, non si caccia né si coltiva, ma si consuma il cibo e la bevanda. Il mondo appare non un’officina ma una casa, non una conquista ma un dono, non uno sforzo ma una grazia. L’uomo stesso si coglie come dono: l’essere umano è l’essere donato. L’Eucarestia cristiana ha sempre rivestito un indubbio valore di gioia e di festa. Nell’Eucarestia siamo invitati a scoprire e valorizzare la dimensione del dono e della festa. Il partecipare alla S. Messa manifesta il nostro convenire attorno alla mensa della Parola e del Pane dove viene “preparato” per noi ciò che ci nutre. La domenica, che letteralmente vuol dire “giorno del Signore” è il tempo nel quale la persona si riappropria del valore della gioia e della festa. E questo sicuramente dentro l’ottica della famiglia ma anche dentro l’ottica del rapporto con Colui che è per noi origine e fine di tutto. A volte si ragiona instaurando una falsa contrapposizione fra tempo da dare per la famiglia e tempo da “dare” al Signore. E’ un falso problema. Il tempo e la vita mi sono donati da Dio ed è da Dio che traggo ciò che mi serve per vivere da cristiano e orientare le mie scelte sullo stile del Vangelo. Se metto da parte il Signore non è perché mi “chiede” il tempo per andare a Messa, ma perché ho fatto una scelta opzionale che lo esclude da ciò che per me è importante. La festa senza “l’invitato” principale è mancante di ciò che è importante.  don Luca