L’ora propizia

Con il mese di settembre riprende la normalità della vita di tutti i giorni, dopo il periodo estivo che ha visto la possibilità di collocare diversamente tempi e momenti. Normalità che non vuol dire per forza qualcosa di piatto e incolore, anzi sono i momenti in cui le situazioni sono molteplici e differenziate, dove non di rado i tempi sono molto intensi e impegnati su vari aspetti. Conseguentemente a settembre riprende anche la normalità della vita della comunità cristiana, con l’avvio del nuovo anno pastorale. Un avvio che non deve avere nulla di scontato o di automatico, ma che deve essere l’occasione per rendere presente Cristo nella vita della persona, e rendere possibile che altri facciano la stessa esperienza. Occorre quindi avere un cuore aperto allo stupore e alla possibilità di far sì che la propria fede sia capace di essere evangelicamente “luce del mondo e sale della terra”. Riprendere un anno pastorale non deve essere un esercizio di routine ripiegato su sè stessi, nel vano tentativo di pensare che le cose siano come quelle dei tempi che furono. I tempi che furono sono proprio andati… possono essere stati belli o meno, ma al presente occorre guardare in faccia alla realtà. La realtà che ci porta a contemplare non più lo sforzo di “mantenere” delle posizioni, ma al contrario di guardare a come portare Cristo a chi oggi incontriamo. Per poter fare ciò è indispensabile che il cristiano sappia dilatare il proprio cuore alla ricerca di confermare la propria fede e così facendo sia testimone e presenza nel mondo del dono bello che ha ricevuto. Ci possono giungere utili le parole che il vescovo Oscar ha pronunciato il giorno del nostro patrono Sant’Abbondio: “Siamo consapevoli di non vivere più in un contesto di cristianità, diventati ormai di fatto una minoranza. Tuttavia sono convinto che la Chiesa non ha perso la sua forza generativa e può ancora creare uno spazio sicuro di verità che guarisce e libera gli uomini del nostro tempo. La prova della pandemia altro non ha fatto che aprirci gli occhi, catapultati in un mondo completamente nuovo e diverso da quello precedente (che è inutile rimpiangere perché non si ripeterà più!). E’ questa l’ora propizia per un rafforzamento della fede, piuttosto che gettarci nello scoraggiamento, prigionieri del pessimismo. Entrati in un’altra epoca, completamente diversa dalla precedente, occorre trovare quel coraggio apostolico per attivare nuove risorse spirituali e umane, di cui l’uomo contemporaneo ha estremamente bisogno, che esercitino una vera e propria “attrazione” alla nostra testimonianza cristiana, frutto della comunione con il Signore Gesù e della sua verità sull’uomo”. Viviamo il nuovo anno pastorale come un’ora propizia perché la nostra vita, che è bella, non sia sciupata.           don Luca