Prendo spunto per questo breve pensiero da un fatto di cronaca che penso i miei cinque lettori avranno incrociato nelle varie notizie di questa settimana. Mi riferisco alla vicenda relativa alla scuola di Roma dove un’alunna si è risentita del richiamo rivoltole dall’insegnante e ha reso nota la cosa facendo di un fatto privato una notizia pubblica con tanto di movimenti studenteschi che scendono in piazza e susseguente elenco di politici e pensatori che hanno detto la loro. Non entro nel merito di quanto detto nella circostanza fra le parti in causa, ma utilizzo l’episodio per alcune considerazioni.

Oggi si fa fatica a richiamare qualcuno. Con le belle maniere, ben inteso. Se si rivolge una osservazione su atteggiamenti non corretti o non appropriati, o si fa un invito per chiedere un impegno maggiore, si viene etichettati come coloro che vanno a violare la libertà di espressione, di movimento o di pensiero (… anche se a volte si fa fatica a vedere in alcuni soggetti un pensiero con senso e costrutto…). Si passa per intolleranti, retrogradi, e poi uno degli epiteti più usati: “Siamo nel medioevo!” (a proposito, ma non mi dilungo, chi parla inopinatamente del medioevo o non ha studiato bene la storia o l’ha studiata su libri farlocchi in quanto esso nel suo complesso è stato ben altro che un periodo buio… ma di questo, forse, scriverò più avanti se i miei lettori vorranno…). Si è portati a vedere solo i propri diritti, prescindendo non di rado dall’osservare anche i doveri. Accanto a questa considerazione che non è certo né nuova né consolante, si può osservare un altro aspetto. Esso è quello che vede collegato alle situazioni che rivendicano i diritti e le manifestazioni del “libero pensiero” il vederli come omologazione alla mentalità comune, dove non c’è regola (apparentemente, tranne quelle che fan comodo ad un certo contesto…), dove non esistono vincoli o barriere, dove tutto è permesso. Questo svuota il senso critico della persona e la rende facilmente preda di chi con mezzi più subdoli, ed efficaci, è capace di condurre dalla propria parte. Ad esempio, può andare bene lo slogan: “Fai come vuoi, sentiti libera/o, infrangi le regole” però compra quello che ti dico io… oppure pensa secondo la mentalità indotta dai social e degli influencer più in voga (sempre lautamente pagati da qualcuno… è bene ricordare…). Si fa in fretta a creare la situazione che vìola la libertà di espressione, e col tam tam dei social e dei media si crea il “caso” utile a smontare l’autorevolezza di chi pone la questione sulla responsabilità e sui valori. E’ sicuramente un ambito non facile ma oggi necessario. E’ la “missione” educativa degli adulti che con passione si prendono cura di chi è chiamato a diventare uomo e donna. don Luca