Non basta piangere

Ha destato scalpore e dolore il fatto accaduto negli USA dove in una scuola elementare sono stati uccisi diciannove bambini e due insegnanti. L’autore di questo folle gesto è un ragazzo di appena diciotto anni. Vittime giovanissime come giovanissimo è l’autore di tale scempio. Essendo accaduto negli USA si sono levate le corali proteste sul fatto della possibilità in questo paese di poter comprare liberamente delle armi e di come queste possano finire in mano a ragazzi e o a persone che poi ne fanno un uso pericoloso e dannoso. Dire che sia colpa delle leggi che permettono di vendere le   armi e delle lobby che sostengono queste leggi è in parte vero ma non è tutto il problema. O almeno ne nasconde dei tratti più significativi. La tesi “è tutta colpa delle armi” è fortemente riduttiva, per una serie di fattori, non ultimo il fatto che «è l’uomo che uccide, non la sua spada», come ricordava Giovanni Paolo II nel  Messaggio per la Pace del 1984.

foto di K. Grabowska, dal sito www.pexel.com

Bisogna perciò più realisticamente guardare all’uomo, al suo cuore e alle sue motivazioni piuttosto che alla sua spada o fucile automatico. Colpisce piuttosto il fatto che negli ultimi dieci anni negli USA siano stati ben nove gli attacchi alle scuole e che a commettere queste azioni siano stati giovani con al massimo venticinque anni. Giovani che avevano situazioni familiari complicate, genitori divisi, assenti, storie di abusi, e ovviamente anche problemi psicologici o psichiatrici. Giovani, soli, infelici, disperati. E suicidi: già, perché ognuno di loro o si è suicidato dopo aver sparato o si è lasciato uccidere dalla polizia. Tutti hanno ucciso volendo morire loro stessi: quasi un ultimo, disperato, tentativo di sperimentare una compagnia, almeno nella morte. Certamente vanno limitati gli accessi alle armi, specialmente ai giovani e a coloro che hanno problemi psicologici, ma serve sicuramente una educazione e una passione per la vita. Se uno uccide con un coltello non posso impedire la vendita dei coltelli, oppure se uno usa una macchina per lanciarsi addosso alla gente non è che devo vietare l’uso delle automobili. E’ più importante lavorare sull’educazione e sui valori, domandandosi semmai se famiglia e scuola assolvono a questi compiti. A me fa molto dolore vedere come facilmente le famiglie facciano abbandonare nella età preziosa dell’adolescenza la vita di fede. Basta Messa, basta catechesi, basta oratorio, perché devono fare quello che “si sentono”… Il problema non è solo la violenza delle armi, ma anche quella violenza fatta di gesti, di parole, di volgarità che aumenta a dismisura con la mancanza di valori cristiani. Se la storia insegna, come si dice, si guardi allora a ciò che di buono si può ancora fare per aiutare a crescere in modo bello e autentico.     don Luca