Paolo, un uomo di fede

Il titolo non tragga in inganno; non intendo parlare del famoso San Paolo di Tarso, apostolo delle genti e grande missionario della Chiesa degli inizi. Intendo parlare di un altro Paolo, che forse molti rimarranno sorpresi nell’apprendere chi sia. Desidero parlare di Paolo Borsellino, il magistrato ucciso dalla Mafia il 19 luglio 1992, a 57 giorni di distanza da un altro attentato che il 23 maggio dello stesso anno uccise l’altro magistrato, amico di Paolo, Giovanni Falcone.Di Paolo Borsellino si è sempre parlato della sua carriera di magistrato, della sua lotta alla Mafia, unitamente all’impegno di altri bravi servitori dello Stato che in quegli anni hanno dato la loro vita, in diversi casi fino alla morte, per sconfiggere il doloroso e dannoso movimento mafioso. E’ stato per me edificante conoscerlo come uomo di profonda fede, valorizzandone più in ampio la sua figura. Le persone che lo hanno conosciuto da vicino, e non solo come fama e notorietà, lo descrivono come impregnato da una vita di fede che non cedeva a compromessi. Alcuni sacerdoti, che lo hanno assiduamente frequentato, unitamente alla sua famiglia, ne dipingono i tratti di Paolo Borsellino come cristiano. Svolgeva un duro lavoro, fatto di dedizione al servizio allo Stato italiano e di molteplici privazioni.

Eppure svolgeva tutto questo con spirito di grande umanità. Ad esempio si preoccupava molto degli agenti della sua scorta, cercando di evitare turni massacranti e preoccupandosi anche del fatto che la loro sorte era messa a rischio, come avvenne per alcuni di essi, per la possibilità di attentati che lo potevano colpire. Borsellino era assiduo alla Messa domenicale, non la perdeva mai, anche se questo lo poteva esporre ad una visibilità. Quando alcune volte gli veniva detto di soprassedere alla Messa, lui non vi rinunciava mai, e anzi rispondeva: “Io sono atteso, ho un impegno”. E poi della Messa diceva: “Io ne prendo un vantaggio enorme, perché poi torno carico”.  Edificante era il fatto che si confessasse spesso, non di rado anche una volta alla settimana. Desiderava essere in Grazia di Dio, per non perdere il grande dono della unione con l’Unico che veramente è in grado di donare salvezza all’uomo. Aveva grande attenzione verso i giovani, e anche dopo l’attentato a Falcone non smise mai di andare nelle scuole per incontrarli e parlare con loro. Per Paolo Borsellino la sua vita era improntata alla speranza, che è certezza per il presente e premio per l’eternità.                              don Luca