Pellegrino di speranza

Si è recentemente concluso il primo viaggio all’estero di Papa Leone XIV. Egli è stato in Turchia e in Libano, non come giro turistico, ma come momento per gettare ponti e annunciare il Vangelo in luoghi toccati dalla guerra e da crisi umanitarie ed economiche. Il Papa si è quindi posto nell’ottica di essere un “pellegrino di speranza”, richiamo dell’Anno Giubilare che ormai andiamo a concludere. Pellegrino nel senso di chi si è messo in movimento per incontrare, per stringere mani, per pregare, per annunciare, per dare speranza. La prima tappa, la Turchia, non è stata casuale. Essa richiamava soprattutto il Concilio di Nicea, svoltosi 1700 anni fa in quella che oggi è la città chiamata Iznik. Perché è importante il Concilio di Nicea, avvenuto così tanti anni fa? Ci lasciamo guidare dalle parole dello stesso Leone XIV pronunciate proprio sul luogo dove si svolse l’evento: «In un tempo per molti aspetti drammatico, (…) il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea è un’occasione preziosa per chiederci chi è Gesù Cristo nella vita delle donne e degli uomini di oggi, chi è per ciascuno di noi. Questa domanda interpella in modo particolare i cristiani, che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla tristezza e alla confusione. Negando la divinità di Cristo, Ario lo ridusse a un semplice intermediario tra Dio e gli esseri umani, ignorando la realtà dell’Incarnazione, cosicché il divino e l’umano rimasero irrimediabilmente separati. Ma se Dio non si è fatto uomo, come possono i mortali partecipare alla sua vita immortale? Questo era in gioco a Nicea ed è in gioco oggi: la fede nel Dio che, in Gesù Cristo, si è fatto come noi per renderci partecipi della natura divina».

Il Papa ha poi incontrato le confessioni cristiane presenti in Turchia, vivendo momenti di fraternità e di preghiera, gettando ponti di dialogo con le chiese ortodosse. Leone XIV si è poi portato in Libano, terra tanto bella e importante quanto travagliata da decenni di violenze e sofferenze. Qua ha vissuto momenti intensi di colloquio con le realtà della Chiesa locale. Ha visitato il luogo dove è sepolto San Charbel Makluf, figura importante di sacerdote e di uomo di preghiera. Ha detto di lui il Papa: «Lo Spirito Santo lo ha plasmato, perché a chi vive senza Dio insegnasse la preghiera, a chi vive nel rumore insegnasse il silenzio, a chi vive per apparire insegnasse la modestia, a chi cerca le ricchezze insegnasse la povertà. Sono tutti comportamenti contro-corrente, ma proprio per questo ne siamo attratti, come l’acqua fresca e pura per chi cammina in un deserto». Leone XIV ha vissuto poi un intenso momento al porto di Beirut dove anni fa ci fu un tragico attentato con numerosi morti e feriti. Lì ha pregato silenziosamente incontrando i superstiti e i familiari delle vittime, infondendo vicinanza e consolazione. Bello è stato anche l’incontro coi giovani libanesi, segno di una speranza per un paese che è chiamato a risorgere e proprio i giovani possono essere il motore di questo cambiamento, che passa da una fede vissuta e testimoniata. don Luca