Prendiamo la parola: libertà

Quest’anno sono cinquant’anni dal 1968 anno che, unitamente a diversi eventi accaduti prima e dopo, ha segnato una svolta nel contesto sociale, culturale e religioso del nostro mondo occidentale. Io nel ‘68 avevo un anno ma sono cresciuto, come tantissimi altri, dentro un mondo che ha visto moltissimi cambiamenti. Lo stesso modo di intendere certi vocaboli, che si traducono poi in esperienze, è letto sotto una lente di ingrandimento diversa a partire dal Sessantotto. Proviamo a leggere alcuni termini alla luce di quello che è accaduto dopo questi anni per vedere oggi cosa ci dicono. “Libertà” è una delle parole che suonano meglio nell’immaginario dell’uomo occidentale da ormai molti secoli. Nel ’68 c’era uno slogan: “Vietato vietare” dietro al quale si manifesta una idea di libertà dove tutto è permesso (almeno così sembra…). Oggi la libertà è il lasciapassare che giustifica tutto: sono libero di scegliere tutto e il contrario di tutto. La stessa storia (che è significativamente maestra nella vita), tuttavia, ci mette in guardia davanti ad una “totalizzazione” astratta di questa dimensione fondamentale dell’uomo. Paradossalmente la stessa Rivoluzione Francese che aveva come motto “libertè, egalité, fraternité” fu promotrice di scelte che limitavano la libertà come ad esempio quella religiosa che fu profondamente perseguitata, ed arrivò a promuovere la pesante epoca del “Terrore” con tanto di esecuzioni capitali con la famosa ghigliottina (“liberté” di uccidere…). Qual è allora il problema? La libertà è un tratto essenziale dell’uomo. Nessuna tradizione come quella cristiana ha posto in evidenza, promosso e valorizzato tanto questa dimensione fondamentale dei “figli di Dio”. Di fatto la libertà è una caratteristica divina, ossia una caratteristica che definisce gli esseri spirituali. L’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio, possiede in modo peculiare questo essere libero, ovvero “sciolto”, come nessun altro essere vivente sulla faccia della terra. La libertà è condizione della responsabilità che la persona può assumere nella propria vita. Libertà che è un bene ma anche un abisso, in quanto segna sia il bene che possiamo compiere, ma anche ci pone di fronte alla possibilità di perdere questo bene. Si usa male la libertà quando ci dimentica che oltre che esseri liberi siamo anche esseri creati, e quindi posti in una condizione di relatività con Qualcuno. L’uomo non è Dio, anche se a volte pensa di esserlo o di prendere il suo posto.  Poi l’uomo non è sola libertà, è anche intelligenza e affettività con le quali è chiamato a sperimentare rispettivamente verità e la bellezza e il bene. La libertà privata della intelligenza e della affettività si trasforma in un mostro che annienta la persona e la riduce a fascio di istintività.  don Luca