Quanti anni hai? Ci possiamo dare facilmente la risposta guardando alla età anagrafica, che la carta di identità (in qualche caso implacabile … ) ci dimostra. Oppure possiamo addentrarci in sofisticate ricerche scientifiche che ci dicono l’età biologica, che in qualche caso è difforme da quella anagrafica, in quanto il corpo può manifestare una condizione fisica migliore o peggiore di quella anagrafica (sei più giovane degli anni che hai, o al contrario ne dimostri di più). Ma nessuna di queste due risposte, quella anagrafica e quella biologica corrisponde alla domanda di quanti anni realmente abbiamo. Per capirla vi propongo una breve storia: “Un giorno, ad un vecchio eremita fu chiesta l’età. «Ho cinquant’anni», rispose. «Non è possibile! – replicò il visitatore – Ne avete certamente più di settanta». «è vero – rispose l’eremita – la mia età sarebbe di settantacinque anni; ma i primi venticinque non li conto, perché li ho passati lontani da Dio». Il tempo ci è donato per trasformarlo in amore di Dio e del prossimo, tutto il resto è tempo perso”. Ebbene, poniamoci adesso la domanda: quanti anni ho? Quanto della mia vita, dono di Dio, ne faccio uso per lasciarmi incontrare dal Signore, per amare Lui, per vivere secondo la dignità di figlio di Dio? Quanto tempo passo con Lui? Sono consapevole che alla fine dei miei giorni, dovrò rendere conto a Dio di quello che ho vissuto negli anni della mia esistenza? Sono soprattutto persuaso che la vita è un bel dono, il più bello che ho potuto ricevere, e che la luce della fede mi può orientare a viverla in modo veramente speciale? I giorni della vita sono belli perché li dipingo con i colori dell’amore di Dio, che in Gesù ci ha mostrato il Suo volto. Il tempo d’Avvento mi educa ad attendere proprio Gesù che viene per mostrarmi il volto del Padre, a dirmi che Dio è vicino a me e mi invita a vivere la misura del mio tempo nel modo più bello e fecondo. Ecco perché è importante la conversione, come le letture della seconda domenica di Avvento ci mostrano. L’invito alla conversione ci è rivolto da san Giovanni Battista, il quale nel deserto della Giudea predicava e diceva: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2); e, poco oltre: «Fate dunque un frutto degno della conversione» (Mt 3,8). Facciamo dunque anche noi questi frutti degni della conversione. Un albero si riconosce dai frutti, così l’autenticità della nostra conversione si riconoscerà dalla bontà e dalla pazienza che noi eserciteremo verso il prossimo che ogni giorno incontriamo sul nostro cammino. è questa la “prova del nove” che svelerà ciò che veramente siamo, e ci potrà dire qual è la nostra vera età. don Luca
